“Oggi, 15 gennaio 2025, ricorre il 57° anniversario del devastante terremoto che nel 1968
colpì la Valle del Belìce, stravolgendo per sempre il destino delle nostre comunità. In questa
giornata di memoria e riflessione, come Coordinatore dei Giovani della Valle del Belìce,
desidero unirmi al ricordo di tutte le vittime e rendere omaggio a chi ha perso la vita, le
proprie case e i propri cari in quelle tragiche notti.
Il terremoto del 1968 non ha solo causato distruzione; ma ha segnato anche l’inizio di un
percorso di ricostruzione e rinascita che continua a essere un esempio di resilienza. Le ferite di allora sono ancora visibili nelle nostre città e nei nostri cuori, ma al contempo
rappresentano il simbolo della forza e della solidarietà che caratterizzano la nostra terra.
Tuttavia, è impossibile non sottolineare come, a distanza di quasi sei decenni, la
ricostruzione della Valle del Belìce non sia stata mai completamente portata a termine.
Alcune aree continuano a vivere in condizioni di precarietà, con infrastrutture incomplete e
un tessuto economico che fatica a decollare. Questa ferita aperta è il risultato di promesse
mancate e interventi insufficienti da parte delle istituzioni.
Come ho detto recentemente, il ricordo non basta più. Esso è si è fondamentale, ma deve
essere accompagnato dall’azione. La politica ha il dovere di intervenire per colmare le
mancanze ancora evidenti e sostenere lo sviluppo di questo territorio, troppo spesso
dimenticato. In una provincia come quella di Trapani, a maggior ragione in una zona come
questa Valle, parlare di sviluppo economico, infrastrutturale e sociale non è importante; è
quanto mai necessario per provare ad invertire la triste rotta che oggi perseguiamo che ci
porta ad essere fra le prime province in Italia per spopolamento ed emigrazione giovanile.
In questa giornata, non possiamo altresì dimenticare l’opera straordinaria di Monsignor
Antonio Riboldi, allora parroco di Santa Ninfa, che negli anni successivi al terremoto fu
guida spirituale e morale per le comunità colpite. La sua voce instancabile ha portato
all’attenzione nazionale e internazionale le difficoltà della Valle del Belìce, chiedendo
giustizia e dignità per chi aveva perso tutto. Monsignor Riboldi ci ha insegnato che la
solidarietà e l’unità sono fondamentali per affrontare anche le sfide più difficili.
È dovere delle nuove generazioni portare avanti il ricordo di quegli eventi e trarre
insegnamento dal passato per costruire un futuro migliore. Il nostro impegno come giovani è quello di promuovere la cultura della prevenzione, incentivare lo sviluppo sostenibile e
lavorare per una Valle del Belìce più forte e unita. Solo con un profondo senso di comunità e uno sguardo rivolto al futuro possiamo garantire che il sacrificio delle vittime non sia stato vano.
I giovani rappresentano il cuore pulsante della rinascita della Valle del Belìce. Abbiamo il
compito di essere custodi della memoria e protagonisti del cambiamento. È necessario che
ci impegniamo in prima linea per favorire lo sviluppo economico e sociale della nostra terra,
portando idee innovative e investendo nelle nostre competenze. Dobbiamo essere promotori di iniziative che valorizzino il territorio e le sue potenzialità, affinché questo territorio possa diventare un esempio di riscatto per tutto il Paese.
Invitiamo tutti i cittadini a partecipare alle iniziative organizzate in ricordo del terremoto. La
memoria condivisa è il primo passo per la crescita collettiva. Facciamo in modo che questa
giornata sia non solo un momento di dolore, ma anche un’opportunità per riflettere sul
valore della nostra identità e sulla necessità di continuare a investire sul nostro territorio.
Un pensiero speciale va anche a chi, in questi 57 anni, ha lavorato instancabilmente
nonostante le difficoltà, e a coloro che ancora oggi si impegnano per il rilancio economico,
culturale e sociale della Valle del Belìce.
Abbiamo a breve un’opportunità che non possiamo steccare: Gibellina capitale dell’arte
contemporanea. Un’occasione irripetibile non solo per la nostra Valle, ma per la Regione
tutta. Abbiamo finalmente, dopo tanti anni, la reale possibilità di rilanciare il territorio,
attraverso due capisaldi che sono arte e cultura. Proviamo a non farci cogliere impreparati:
la Valle del Belìce e i suoi abitanti, meritano di tornare al centro della scena nazionale ed
internazionale!
Che questo anniversario possa essere un monito per tutti noi: la memoria, è la chiave per
affrontare il presente con consapevolezza e costruire un futuro migliore”.
Con profondo rispetto e gratitudine,
Michele Simplicio