Trapani, al cimitero una sola legge: quella delle tangenti

Al cimitero di Trapani vigeva una sola legge: quella delle tangenti.
A imporla era l’ex necroforo Mario Pizzurro arrestato dalla polizia assieme ad un suo collaboratore, che controllava, secondo quanto emerso dalle indagini, ogni sepoltura e ogni lavoro all’interno del camposanto come se fosse casa sua. Una realtà dura e radicata, contro cui si è scontrato Vincenzo Danilo Basiricò, titolare dell’azienda che nel 2023 aveva ottenuto dal Comune l’affidamento del servizio di tumulazione ed estumulazione.

L’affidamento era arrivato in un momento critico: al cimitero si viveva una vera e propria emergenza, con centinaia di bare in attesa di sepoltura. L’Amministrazione comunale, per affrontare la crisi, aveva deciso di esternalizzare il servizio, fino ad allora gestito dalla Trapani Servizi. Una scelta che si è rivelata vincente.

Grazie al lavoro della nuova ditta, l’emergenza è stata superata. Sono stati individuati oltre 10.000 loculi che potevano essere liberati, e una parte di essi è stata destinata a nuove sepolture, restituendo dignità ai defunti e serenità ai loro familiari.

Ma Basiricò non aveva fatto i conti con chi, di quel cimitero, si sentiva il padrone ben prima di essere trasferito a svolgere il ruolo di accalappiacani.

Nel frattempo, Pizzurro continuava a ostacolare l’imprenditore che si era rifiutato di entrare nel suo giro d’affari, mentre all’ingegnere Orazio Amenta, dirigente comunale, cominciavano ad arrivare segnalazioni preoccupanti: l’ex necroforo manteneva infatti “rapporti confidenziali” con alcune ditte impegnate nei servizi cimiteriali.

Fu lo stesso Basiricò a chiedere un incontro con Amenta, dopo aver inviato un messaggio al geometra Domenico Scibilia, in servizio presso il V Settore del Comune. Esasperato dalle continue pressioni di Pizzurro, l’imprenditore era ormai sul punto di gettare la spugna: “È impossibile lavorare con serenità, se non si paga il biglietto”. Anche il sindaco Giacomo Tranchida era a conoscenza dell’ ostruzionismo che subiva Basiricò e si adoperò, assieme ad Amenta, per segnalare alle Autorità quanto di sua conoscenza-

Tra le accuse rivolte a Pizzurro figura anche la denuncia di una dipendente comunale, Anna Maria Serretta. Nel giugno del 2023, dopo la morte del padre, il feretro fu trasportato al cimitero ma rimase per circa tre settimane in deposito nella cappella dei Gesuiti, in attesa della sepoltura, poi eseguita dalla ditta di Basiricò.

Serretta ha riferito a inquirenti e investigatori di aver acquistato regolarmente la concessione quarantennale del loculo, pagando 2.420 euro tramite bonifico bancario. Per il servizio funebre si era rivolta all’agenzia Colletta, finita anch’essa nell’inchiesta della polizia.

Il titolare, Pietro Colletta, le avrebbe spiegato che la cifra richiesta – 2.600 euro – comprendeva anche il “caffè per il necroforo”: un’evidente allusione alla tangente destinata a Pizzurro. Alla reazione indignata della dipendente comunale, Colletta avrebbe risposto che si trattava di una “consuetudine”, una “prassi consolidata” nell’ambito dei funerali privati: destinare una somma extra al necroforo.