Vincenzo Italiano, storia di un predestinato

Quella corsa al triplice fischio per tutto il popolo trapanese è stato un déjà vu. Le braccia larghe in segno di vittoria verso la Curva Nord fino all’esultanza all’Olimpico. Dal Piacenza al Milan. In mezzo la promozione in A con lo Spezia e la successiva salvezza; poi l’arrivo in viola con tre finali perse, una in Coppa Italia e due in Conference League. E ieri non è stata “La sera dei miracoli”. Vincenzo Italiano si è tolto il fastidioso appellativo dell’eterno secondo. Vincenzo Italiano è diventato grande (qui la nostra intervista in occasione dei 120 anni del Trapani). E questa volta in maniera definitiva. Non è più uno degli allenatori promettenti. Come a dire, “Vedi, amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io”. È un Bologna, il suo Bologna, maturo che entra di diritto nelle grandi del nostro calcio, e chissà anche di quello europeo già pregustato sempre in questa stagione in Champions League. 

Saremo di parte ma è partito tutto da Trapani. Vincenzo Italiano per tutti i trapanesi è quel parente che si è fatto da solo e ha spiccato il volo e per cui si fa il tifo a prescindere, finali o meno. È un successo made in Trapani: Stefano Firicano, Piero Campo e Daniel Niccolini. Tutte figure al fianco di quel Vincenzo tornato a Trapani in maniera casuale in un giorno in cui si ritrovò a guidare quei colori in una calda serata di Agosto al “Provinciale” contro il Campodarsego. 

Italiano è entrato nella storia di Bologna dove la Coppa Italia mancava da 51 anni. Bravo, Vincenzo! Che sia il primo di tanti successi. D’altronde, come scrisse lui stesso in quella famosa lavagna: “Nessun limite, solo orizzonti”.