Al di sopra delle cosche. Il mazarese Vito Bigione s’era ritagliato un ruolo di tutto rispetto sia nei confronti di Cosa Nostra, sia nei confronti della ‘ndragheta. Ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Mariano Agate di Mazara del Vallo, avrebbe avuto ruolo di cerniera di collegamento con le ‘ndrine calabresi di Platì. Le sue frequentazioni con boss di cosa nostra, come Antonio Messina detto l’avvocato e Antonino Cuttone, entrambi considerati vicini al latitante Matteo Messina Denaro, ne hanno testimoniato la contiguità agli ambienti mafiosi mazaresi. Soprannominato il “commercialista” pur non essendo affiliato ritualmente a nessuna delle due organizzazioni criminali, il suo nome compare in diverse operazioni di polizia, a livello internazionale. Bigione è stato accostato ai narcos colombiani, ed è stato per anni nel mirino degli investigatori per la sua attività di broker della droga capace di muoversi in più continenti. Bigione fu condannato dalla Corte di appello di Reggio Calabria a oltre 15 anni, proprio nell’ambito di una operazione antidroga della procura di Locri. Lavorare con i cartelli della droga sudamericani lo avrebbe accreditato di un prestigio criminale di spessore soprattutto nei confronti dei calabresi, anche se già negli anni 90 era stato condannato per un narcotraffico internazionale di droga in cui, sulla scorta della esperienza del trasporto di droga nel canale di Sicilia negli anni ‘80, venivano utilizzati pescherecci d’altura. Bigione era già stato latitante in Namibia quando era indagato per traffico di internazionale di stupefacenti.