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“Nessun confidente, nessun pentito”

“Abbiamo catturato l’ultimo stragista responsabile delle stragi del 1992-93”. Così il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia ha aperto al conferenza stampa per l’arresto di Matteo Messina Denaro che si è tenuta questo pomeriggio. “E’ un debito – ha detto il procuratore – che la Repubblica aveva con le vittime della mafia che in parte abbiamo saldato”. 

Vedendo i militari ha fatto per allontanarsi, ma e’ stato bloccato in strada, nei pressi di un ingresso secondario della clinica La Maddalena. Lo hanno spiegato i carabinieri del Ros nel corso della conferenza stampa sull’arresto del boss di Cosa Nostra, spiegando che il blitz e’ scattato quando “abbiamo avuto la certezza che fosse all’interno della struttura sanitaria”. Quando e’ stato bloccato, hanno aggiunto, Messina Denaro “non ha opposto alcuna resistenza” e “si e’ subito dichiarato, senza neanche un dito di essere la persona di cui aveva utilizzato l’identita’”. Alla domanda se Messina Denaro abbia tentato la fuga, gli investigatori hanno affermato di “non aver visto tentativi di fuga” anche se, hanno aggiunto”

Nessun confidente, nessun pentito. Alla cattura del boss Matteo Messina Denaro i magistrati palermitani ed i carabinieri del Ros sono arrivati ​​con quella che si definisce una indagine tradizionale. Da almeno tre mesi gli inquirenti analizzavano le conversazioni dei familiari del capomafia intercettati. Spunti e battute di chi sa che e’ sotto controllo ma non puo’ fare a meno di parlare, da cui e’ emerso che il padrino di Castelvetrano era gravemente malato, tanto da aver subito due interventi chirurgici. Una delle due operazioni peraltro era avvenuta in pieno Covid. Sono partite da qui le indagini. I magistrati dei carabinieri hanno scandagliato le informazioni della centrale nazionale del ministero della Salute che conserva i dati sui malati oncologici. Confrontando le informazioni captate con quelle scoperte gli inquirenti sono arrivati ​​a certo un numero di pazienti. L’elenco si e’ ridotto sulla base dell’eta’, del sesso e della provenienza che, sapevano i pm, avrebbe dovuto avere il malato ricercato.

Alla fine tra i nomi sospetti c’era quello di Andrea Bonafede, nipote di un fedelissimo del boss, residente a Campobello di Mazara. Dalle indagini pero’ e’ emerso che il giorno dell’intervento, scoperto grazie alle intercettazioni, Bonafede era da un’altra parte. Quindi il suo nome era stato usato da un altro paziente. Le indagini hanno poi confermato che stamattina Messina Denaro, alias Bonafede, si sarebbe dovuto sottoporre alla chemio. Certi di essere molto vicini al capomafia i carabinieri sono andati in clinica. Messina Denaro era arrivato con il suo favoritore a bordo di un’auto.

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