Un anno fa l’arresto del boss Matteo Messina Denaro

Alle 9,12 del 16 gennaio dello scorso anno finiva la lunga latitanza del boss Matteo Messina Denaro. L’attesa svolta investigativa dopo trent’anni. Il capo della cupola trapanese venne arrestato dai Carabinieri del Ros in una delle cliniche private più note di Palermo, “La Maddalena”, poco prima di sottoporsi all’ennesima seduta di chemioterapia, a pochi chilometri dalla sua Castelvetrano.

Montone griffato, cappellino di lana in testa e al polso un Franck Muller da 35mila euro. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, sono le prime parole pronunciate dal boss ai militari dell’Arma. Con l’ex latitante finisce in carcere un imprenditore di Campobello di Mazara, Giovanni Luppino: è l’autista che ha accompagnato il padrino nella struttura sanitaria.

“Me l’avevano presentato con un altro nome, mi ha chiesto un passaggio”, dirà ai militari che scopriranno dopo che quello del 16 gennaio era solo uno dei 50 viaggi a Palermo fatti dall’uomo per accompagnare Messina Denaro. A portare gli investigatori sulle tracce dell’allora superlatitante, un diario clinico trovato nella gamba di una sedia a casa della sorella del capomafia, Rosalia.

C’era l’identità di un malato di tumore da preservare. Circostanza che ha insospettito gli investigatori che, attraverso uno screening dei malati oncologici di tutta Italia, arrivano a un paziente: Andrea Bonafede, geometra di Campobello e nipote del capomafia Leonardo. Monitorando i suoi spostamenti, il sospetto diventa certezza. Un anno dopo sono ancora tanti i pezzi del puzzle che mancano per ricostruire la lunga latitanza del boss. Oltre all’arresto di parenti, fedelissimi e vivandieri, poco si sa delle coperture ad alto livello che ne hanno favorito la latitanza.

Nulla è emerso sulle collusioni, sugli affari, sui segreti celati dietro alle stragi del ‘92 e del ‘93. Dell’immenso patrimonio sono stati ritrovati e sequestrati solo 800 mila euro. Le indagini proseguono nella speranza di rimettere assieme tutti i pezzi, di far emergere le tante verità che il capomafia, deceduto lo scorso 24 settembre, si è portato nella tomba.