Truffa alle Poste, cinque indagati nel Palermitano

Un’articolata indagine del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Sicilia Occidentale della Polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, ha portato alla luce una rete criminale dedita alla concessione fraudolenta di finanziamenti attraverso Poste Italiane S.p.A. L’inchiesta ha condotto all’emissione, da parte del Gip del Tribunale di Termini Imerese, di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone, tra cui un dipendente della stessa società.

L’accusa principale è quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di banche e società finanziarie. L’organizzazione era riuscita a mettere in piedi un sistema ben collaudato che consentiva, anche a soggetti inseriti nella Centrale Rischi e quindi “bloccati” per gravi inadempienze pregresse, di ottenere finanziamenti eludendo i controlli grazie a documentazione artefatta.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i truffatori fornivano ai richiedenti – in gran parte persone in gravi difficoltà economiche – buste paga e certificazioni bancarie false, attestando rapporti di lavoro inesistenti. In questo modo, le pratiche di finanziamento presentate agli sportelli postali di Casteldaccia, Bagheria e Palermo risultavano apparentemente regolari.

L’indagine ha preso avvio da un esposto presentato dai referenti dell’Ufficio siciliano Fraud Management di Poste Italiane, che avevano segnalato una serie di anomalie nelle richieste di finanziamento. Gli approfondimenti investigativi della Polizia Postale, con l’ausilio di intercettazioni e perquisizioni, hanno permesso di rinvenire all’interno di un computer documentazione falsificata e copia delle pratiche irregolari. In totale sono stati individuati oltre quaranta episodi riconducibili al sistema illecito.

Le misure cautelari disposte comprendono l’obbligo di firma per tre degli indagati, mentre per il presunto capo dell’organizzazione – un promotore finanziario – sono stati stabiliti gli arresti domiciliari e il divieto temporaneo (di un anno) di esercitare attività nel settore creditizio e finanziario. Il dipendente di Poste Italiane coinvolto, infine, è stato sospeso per dodici mesi dall’attività lavorativa presso la società.