Continuiamo il “nostro viaggio” nel TPL. Quanto costa ogni chilometro percorso ai contribuenti?
Ci eravamo lasciati fotografando lo stato di salute delle stazioni e dei treni sull’isola. Ed il risultato non poteva che essere estremamente deludente visto le condizioni in cui versano. Oggi vediamo il loro costo sui contribuenti. Nell’immaginario collettivo, il trasporto su gomma si pensa essere una sorta di feudo monopolista ricco di sovvenzioni statali. Ma probabilmente, in pochi sanno che il TPL siciliano riceve una sovvenzione molto bassa, la metà della media nazionale; un euro per chilometro percorso dagli autobus contro i 2 del resto del Paese. Il rapporto con le Ferrovie in Sicilia, addirittura, sale ad undici ad uno per quanto percepisce Trenitalia per ogni chilometro percorso. Questo, nonostante i treni sviluppino nella nostra regione appena 10 milioni di Km contro gli oltre 70 milioni del Trasporto Pubblico Locale, urbano ed extraurbano. Un dato eclatante, a maggior ragione per il sevizio reso da Trenitalia con dei mezzi che assomigliano più alle diligenze del 800 che a dei moderni Freccia Rossa. Insomma, se non ci fosse la vecchia cara e tanto bistratta gomma, allo stato attuale, il servizio pubblico arrancherebbe non poco. Non solo, in pochi sanno che uno studio dell’agosto 2018 da parte dell’Osservatorio dei Conti pubblici Italiani, non certo imputabile di faziosità in favore dei privati, ha redatto un dettagliato rapporto al problema certificando che la Sicilia si piazza addirittura al secondo posto, dietro il Veneto e prima della Lombardia, nella virtuosità raggiunta per il grado massimo di copertura con mezzi propri. E l’istituto diretto da Carlo Cottarelli scrive nero su bianco che tanto merito di questo risultato è attribuibile proprio al Gruppo che fa capo alla Segesta “grazie all’efficienza della compagnia privata che ha conseguito una efficiente economicità lavorando nel settore extraurbano. Il modello -si legge nel report- è basato su un ridotto numero di dipendenti non addetti alla guida, cioè non direttamente produttivi, su una struttura di servizi flessibile e molto legata al territorio in cui gli addetti hanno un rapporto diretto con gli utenti garantendo così da un lato le corse, le frequenze e le fermate più a loro necessari, dall’altro un buon riempimento dei mezzi.” Insomma, motivo di soddisfazione da parte del management del Gruppo che tuttavia non nascondo amarezza per le troppe polemiche delle ultime settimane, soprattutto dalle nostre parti, ritenute spesso sterili e non costruttive per eventualmente rendere ancora più efficiente il servizio. Cosa che la Segesta reputa di stare già facendo per una tratta, la Trapani Palermo, che con le sue 40 corse giornaliere risulta la più collegata d’Italia. Così come quelle aggiunte dal capoluogo trapanese allo scalo di Punta Raisi delle 4.30 e del ritorno alle 23.15; praticamente copertura totale di chi vuol partire o ritorna dal Falcone e Borsellino. Corse con coefficiente di riempimento “in perdita”, spesso partono con uno o due passeggeri, che comunque sono state messe per implementare il servizio al cittadino ed anche per venire incontro ai desiderata dell’amministrazione comunale che, comprensibilmente, vuole attrarre quanto più possibile i flussi turistici in città. Insomma, il problema va affrontato con serietà non lasciandosi affascinare dalle polemiche social piuttosto che dai proclami della politica. Di sicuro, quale che sia il futuro dei trasporti sull’isola si deve partire dalla precondizione: le infrastrutture ed i vettori. E qui, Trenitalia dovrebbe farsi un bel esame di coscienza per lo stato in cui ha lasciato versare la nostra isola nei decenni. Poi, possiamo discutere di Piano integrato delle Infrastrutture della Mobilità.