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venerdì, Aprile 19, 2024
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Scrive l’Associazione Nazionale Funzionari del Trattamento

Scrive l’Associazione Nazionale Funzionari del Trattamento per evidenziare alcune problematiche inerenti la categoria. Nella nota a firma del presidente e vice presidente, Stefano Graffagnino e Ignazio Santoro, si legge:

“Da servitori dello Stato nell’ambito di un sistema dell’esecuzione penale che deve
garantire effettività alla funzione rieducativa della pena e deve essere impegnato ad assicurare
in ogni caso l’umanizzazione della privazione della libertà personale in carcere, abbiamo
vissuto le recenti notizie come un dramma che dovrebbe scuotere le coscienze di ogni
cittadino.
Avremmo voluto fare silenzio, non dire alcunché su quanto diffuso dalla competente
Autorità Giudiziaria e dai Media ma ci corre il dovere, nell’interesse dello Stato, di esporre
quanto segue.
Da quasi 4 anni questa Associazione, che raccoglie diverse centinaia di Funzionari della
professionalità giuridico-pedagogica dell’esecuzione penale intramuraria per adulti,
rappresenta le disfunzionalità di sistema ed i rischi in esso insiti (vox clamans in deserto), a
quasi un centinaio tra parlamentari, Sottosegretari, Ministri, Garanti e vari portatori di
interesse rispetto all’esecuzione penale intramuraria e prospetta, quale ente esponenziale di
addetti ai lavori e profondi conoscitori della realtà penitenziaria e dell’assetto organizzativo
relativo, non solo i gravissimi rischi ma anche la soluzione per cambiare la cultura all’interno
delle strutture dell’esecuzione penale.
Con profondo rammarico per non essere stata presa sul serio, questa Associazione
ribadisce che il conferimento di concretezza al processo di umanizzazione della pena e di
effettività alla funzione rieducativa della stessa passa necessariamente dalla valorizzazione del
contributo tecnico da intranei dei Funzionari giuridico-pedagogici nel Corpo di Polizia
Penitenziaria, sempre nella rigorosa differenziazione delle funzioni.
I gravi rischi insiti in un sistema di esecuzione penale intramuraria che lascia
chiaramente intendere che si mira a fare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria il
Dipartimento della Polizia Penitenziaria ed in cui non si ravvisano logiche e strategie di
specificità rispetto alla mission istituzionale (il recupero sociale del reo) fanno tremare i polsi
ad ogni cittadino che creda nella Carta Fondamentale del nostro Paese.
Urge restituire simmetria tra i funzionari del Corpo ed i funzionari della professionalità
giuridico-pedagogica al fine di ripristinare un equilibrio che è saltato e ciò non è possibile
confutarlo!
Occorre infatti creare un pluralismo di punti di vista all’interno di tale Corpo attraverso
la creazione di un apposito ruolo tecnico dei funzionari giuridico pedagogici, sganciato da
qualsivoglia dipendenza gerarchica rispetto agli attuali appartenenti alla carriera dei funzionari
di Polizia penitenziaria e giustapposto a tale ultimo ruolo ed attraverso la previsione di un
sistema operativo diretto a favorire processi dialogici tra tali funzionari tutti e l’approntamento
delle migliori sinergie sia nelle parentesi ordinarie che in caso di gravi eventi perturbativi del
sistema.
Pertanto certe strumentalizzazioni di matrice ideologica operate da alcuni settori in
ordine a tale proposta sono totalmente destituite di ogni fondamento e perfino ridicole, anche
considerato che è possibile apportare ogni opportuno miglioramento della proposta già
incardinata presso la Commissione Giustizia del Senato.
Gli autori di tali strumentalizzazioni dovranno rendere conto alla storia come tutti i
soggetti istituzionali che nulla stanno facendo di positivo nonostante il nostro urlo di allarme
che ripetiamo da anni!!!
Occorre pertanto dare impulso alla ripresa dei lavori della Commissione Giustizia al
Senato in ordine al ddl n. 1754/S che è stato formulato al fine di avviare una svolta culturale
all’interno degli Istituti penitenziari di un Paese che ha, anche agli occhi della comunità
internazionale, il dovere di assicurare effettività alla funzione rieducativa della pena ed in ogni
caso umanizzazione all’esecuzione della privazione della libertà personale in carcere.
Le questioni sollevate riguardano interessi fondamentali dello Stato di carattere
assolutamente prioritario, la cui cura richiede un intervento urgentissimo.
Qualora il pregiudizio ideologico si rivelasse un ostacolo insormontabile per
addivenire all’accoglimento della soluzione pragmatica contenuta nel ddl 1754/S, la politica è
invitata ad individuare una soluzione altrettanto efficace per la valorizzazione, nei processi
gestionali degli Istituti penitenziari, del contributo tecnico dei Funzionari della Professionalità
giuridico-pedagogica e per il riconoscimento a 360 gradi della specificità del ruolo esercitato”.

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