Nel comparto della vitivinicoltura i danni causati dagli eccessi termici della scorsa estate (la siccità, le piogge insistenti, gli eccessi di calore, l’umidità) e quelli causati dalla malattia delle viti provocati dalla peronospora ammontano a circa 350milioni di euro. Cifra approssimativa cui si deve aggiungere l’effetto delle ulteriori congiunture sfavorevoli al settore: aumenti di carburanti, concimi, antiparassitari ed energia elettrica. Per il comparto una crisi gravissima che ha portato ad una riduzione dei redditi di impresa tra il 40 e il 60 per cento, in media. Nella sola provincia di Trapani, quella con la maggiore superficie vitata, i danni ammonterebbero a circa cento milioni di euro.
A fronte di questa situazione ad oggi l’unico intervento di sostegno è una delibera del Governo Regionale che dichiara lo stato di calamità per la peronospora e che dovrebbe servire da base di discussione per un corpo intervento dello Stato.
«La più grave crisi che abbia mai attraversato il settore vitivinicolo siciliano, con centinaia di milioni di euro tra danni e perdite aziendali, non può essere affrontata dal Governo Regionale con una delibera che è poco più di una ratifica notarile che rischia di non produrre alcune effetto, se non lavare le coscienze di assessori e presidente».
Lo afferma la deputata trapanese Cristina Ciminnisi, prima firmataria di una mozione del M5S, in cui si chiede al Governo Regionale di revocare in autotutela e di riscrivere la delibera declaratoria di calamità naturale per i danni causati dalla peronospora (n. 375 28/09/2023), aggiungendovi anche i danni provocati dagli eccessi termici dell’estate appena trascorsa.
«Dichiarare lo stato di calamità per la peronospora nella speranza che arrivino le somme necessarie da Roma, senza tenere invece conto del susseguirsi di siccità, piogge intense, umidità e ondate di caldo anomalo e persistente, è implicitamente disconoscere – continua la deputata – e che i danni maggiori sono stati provocati proprio da queste anomalie e che le malattie fungine delle viti ne sono una conseguenza».
La delibera di cui il M5S chiede la revoca e la riscrittura, inoltre, reca una quadro delle stime di danno per provincia, elaborate dagli ispettorati agrari provinciali, privo di un criterio univoco generale.
«Ogni ispettorato ha applicato criteri propri, con esiti paradossali – osserva Ciminnisi –. Ad esempio Palermo ha lo stesso danno in valore di Trapani pur avendo circa un quarto della superficie vitata. Ammesso che che il Governo Nazionale riconosca questi danni, secondo la Deliberazione n. 375, Agrigento rappresenta il 46% dei danni, Palermo e Trapani il 23% a testa, le altre province complessivamente l’8%. Trapani pur avendo una superficie vitata pari a quella di Agrigento e Palermo messe assieme riceverebbe solo un quarto delle somme. Nel calcolo dei danni, i dati statistici relativi alle produzioni per ettaro e al valore del prodotto non sono stati presi in considerazione».
«A fronte di tutto ciò e di una quantificazione complessiva pari a 351 milioni di euro al momento il Governo Nazionale ha impegnato per i danni da peronospora solo 7 milioni di euro. Una goccia nel mare. Riscrivere la delibera – conclude Ciminnisi – restituirebbe almeno il quadro reale della situazione ed il dato economico dal quale partire per fare pressing sul Governo nazionale per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale. Questo, forse, porterebbe qualche reale risultato in favore della nostra vitivinicoltura».