Con il nome di Francesco Brillante sembra chiusa la partita per le candidature a sindaco di Trapani. L’uscente Giacomo Tranchida dovrà vedersela, oltre che con l’ex segretario del PD, con la consigliera comunale Anna Garuccio e con il candidato del centrodestra Maurizio Miceli. In questi mesi, le partite giocate sono state sostanzialmente due: una tutta interna al centrodestra, l’altra, invece, nel centrosinistra “allargato”, 5 Stelle compresi. La deputata regionale Cristina Ciminnisi ha giocato la sua approfittando delle faide tutte interne al Partito Democratico. E la grillina ha ottenuto indubbiamente un risultato politico importante: spaccarli in città, fare squadra con Cateno De Luca – unica sintesi politica fra i due movimenti in Sicilia – e andare, allo stesso tempo, col proprio simbolo davanti all’elettorato. Tutto il contrario del progetto che portò alla disastrosa candidatura dell’architetto Maurizio Oddo l’anno scorso ad Erice. Ben altro confronto dovrà aprirsi, invece, dopo le elezioni nel Partito Democratico. Una spaccatura che difficilmente potrà sanarsi fra le due fazioni che vedono da un lato il primo cittadino di Trapani e dall’altro le figure più vicine al collega sindaco di Salemi, Domenico Venuti. La foglia di fico che tutto ciò è possibile per il fatto che Tranchida non abbia voluto il simbolo del partito avrà vita corta. La scissione c’è e sarà difficile sanarla. Ma se i Dem “piangono”, il centrodestra ha ben poco da sorridere. Sono scesi in campo tardissimo, anche loro spaccati…, con tutte le difficoltà che il ritardo sta comportando nella composizione delle liste. Un vecchio detto siciliano recita “megghio u tintu canusciuto che u bono a’ canusceri”; citazione che calza a pennello per tanti aspiranti consiglieri che sperano di sbarcare il lunario o di farsi una lunga pausa dal lavoro grazie ai lavori aula. Tuttavia, l’avvocato trapiantato a Roma ci crede, com’è giusto che sia. Potrà contare sulle truppe di Papania, di quel che resta di Forza Italia e sull’entusiasmo dei sondaggi di Fratelli d’Italia oltre del sostegno di qualche imprenditore di peso come Andrea Bulgarella che notoriamente non ha mai avuto particolare feeling col suo concittadino valdericino. Come era prevedibile, ed ampiamente preannunciato da chi scrive a dicembre, ha avuto la meglio sulla Garuccio per far convergere il centrodestra sul proprio nome. Nonostante la candidata di “La mia Trapani” ci contestasse l’inevitabile scelta su Miceli, non poteva essere diversamente vista la volontà del segretario provinciale meloniano a sfidare l’uscente. Miceli aveva “le coperture politiche” per questo passo, la Garuccio no. Semplice. Ad ogni modo, che le sia venuta in sogno o assai più terrena dai cittadini che incontra per strada…, quale che sia la motivazione che la ostina a restare in pista nella sua corsa solitaria bisogna darle merito di un certo coraggio politico. Il risultato delle urne, però, sarà lì ad attenderla al varco per verificare la bontà della scelta d’aver rinunciato alle varie proposte di sintesi politica giunte da più parti. Mimmo Turano, altra facile previsione politica (e anche questa ci venne contestata a suo tempo…), non ha subìto nessun richiamo ufficiale dai Palazzi di Governo, almeno sino ad oggi. Negli anni si è costruito l’autorevolezza per poter rimandare al mittente certe richieste invitando a guardare i problemi a casa loro e lasciare a lui quelli della Provincia di Trapani. Anche per questa ragione, Tranchida, fisiologicamente, ha i favori del pronostico. Sono anni che lavora alle liste ed alle candidature che lo sosterranno. Saranno dieci, come auspica, nove o otto che siano, comunque un armata che gli sfidanti dovranno portare al ballottaggio. Li, poi, si giocherebbe un altra partita potendo contare sull’anti tranchidismo ben radicato in tutte e tre le candidature che gli si contrapporranno il 28 e 29 maggio.
L’editore
Massimo Marino