ACR Messina, il futuro è un rebus

Ieri le dimissioni da parte del presidente Stefano Alaimo

ACR Messina

Per l’Acr Messina la salvezza sul campo è ancora possibile attraverso i play out. La società è però di nuovo in vendita. E il futuro resta un rebus dopo le dimissioni del presidente Alaimo e il mancato pagamento dei contributi che costerà una nuova penalizzazione. L’illusione di rimettere i conti della stagione in ordine si è dissolta in poche ore. I 312 mila euro necessari per pagare stipendi e contributi entro la scadenza imposta del 16 aprile, non sono stati versati. E ora l’Acr Messina rischia una nuova penalizzazione, di almeno quattro punti. Stavolta, da scontare sul prossimo campionato. Ammesso che la società sia regolarmente iscritta in Lega Pro o in Serie D, in caso di retrocessione. Perché il futuro continua a giocarsi dentro e fuori dal campo. S

ul terreno di gioco, Crimi e compagni sono chiamati a sei punti nella doppia sfida con Foggia e Juventus Next Gen per la sicurezza matematica del raggiungimento dei play out. A livello societario l’Acr si ritrova a fare i conti con il mancato versamento degli emolumenti: il secondo passaggio a vuoto della stagione dopo quello di febbraio, già costato una penalizzazione di 4 punti in classifica. Le conseguenze stavolta, a meno di un’accelerazione politica della Lega, si faranno sentire solo nel prossimo campionato. Il rischio che l’Acr Messina retroceda in Serie D sul campo è concreto, dopo la scellerata gestione societaria di Pietro Sciotto. L’ex presidente, ora socio di minoranza con il 20% dopo il passaggio di quote del gennaio scorso all’AAD Invest Group, al contrario di quanto prospettato pubblicamente, non ha aderito al versamento spontaneo delle quote necessarie a coprire i 312 mila euro di stipendi e contributi ai tesserati dell’Acr. A creare ancor più confusione, se possibile, anche le dimissioni di ieri pomeriggio di Stefano Alaimo e la scomparsa di Doudou Cissè e Alexandre Chateaux. L’AAD Invest Group, ritenuta dal presidente Sciotto una proprietà affidabile nonostante un capitale sociale di appena 10 mila euro, si è dileguata da Messina in fretta e furia a un mese dall’acquisto. Resta adesso una procura a vendere in mano al notaio Maiorana al prezzo simbolico di un euro. Tanto serve per acquistare il club al quale, negli scorsi mesi, ha tentato di dare una mano anche il presidente Antonini. Il campo resta l’unico appiglio per salvare la categoria e rendere più appetibile l’Acr Messina. Ma solo una salvezza ai playout potrebbe tenere in vita il titolo sportivo.

Mentre in città comincia in maniera concreta a prendere vita l’ipotesi dell’acquisizione di un nuovo titolo sportivo, libero da mole debitoria, dal quale ripartire. Per l’ottava volta negli ultimi trent’anni. Con un atto di generosità personale, oggi l’imprenditore Francesco Barbera ha comunicato che verserà ugualmente 25 mila euro a titolo personale per garantire la promessa fatta al direttore sportivo Domenico Roma di riconoscere un premio partita ai giocatori in caso di eventuale vittoria alla finale play-out. Troppe ipotesi, al momento. E il futuro resta un rebus.

Hermes Carbone