I miei primi 50 anni, tra emozioni e rinascite

di Nicola Baldarotta

“Roma, 17 maggio 1975. La mia storia inizia qui, in una casa dove la presenza di mio padre si faceva sentire”.

Valerio Antonini si lascia intervistare nel giorno del 50mo compleanno. Ed è forse uno dei pochi momenti in cui lascia aperta la porticina dell’intimo. Ne approfitto.

Come hanno influito i tuoi genitori, in modi opposti, nel costruire la tua personalità?
Papà soprattutto. Nel condizionare scelte e pensieri, visto l’amore che ho sempre avuto per lui.A lui devo determinazione , grinta e il senso dell’amore per la vita, mentre mia madre rivolgeva le sue attenzioni principalmente a mio fratello e questo mi lasciava cicatrici che solo oggi nel pieno di una maturità conquistata “sul campo” riesco a metabolizzare . Non erano anni facili, ma erano semplicemente i miei primi anni, quelli che hanno creato le fondamenta del mio carattere.

Hai mai inseguito un sogno che non era davvero tuo? Come ti sei accorto che era il momento di cambiare strada?
La laurea in Ingegneria Elettronica doveva essere un traguardo atteso, ma con essa arrivò anche la consapevolezza che qualcosa non tornava. I circuiti, le formule, i calcoli… tutto perfettamente logico, eppure sentivo che la mia strada doveva essere un’altra. Era come indossare un abito su misura cucito per qualcun altro.

E così, come spesso accade nei momenti di dubbio, il destino intervenne.
L’incontro con Leonardo Alimonti, patron del Gruppo Delle Farine Alimonti, fu la scintilla che accese una passione inaspettata: il mondo del trading dei cereali mi affascinò immediatamente. Era un universo di numeri, strategie e relazioni umane che mi chiamava con una voce più forte di quella dei circuiti elettronici.

Qual è stato il momento in cui hai capito di avercela fatta?
Il 2011 segnò una svolta decisiva. Entrare nel Molino Casillo significò abbracciare completamente questo nuovo percorso professionale. Mai avrei immaginato che in poco tempo sarei diventato il trader numero uno al mondo, con oltre 50 milioni di tonnellate di merce movimentate.

Ma la vita ha sempre il suo modo di sorprenderci. E Diego arrivó per rimanere per sempre nel tuo cuore.
L’amicizia con Diego Armando Maradona – un legame che va oltre lo sport – aprì porte che non sapevo esistessero. Cuba, Venezuela, le strette di mano con Castro, Ortega, Maduro… improvvisamente mi ritrovai a navigare in acque diplomatiche e commerciali di altissimo livello, sempre con Diego come stella polare di queste relazioni.

Com’è cambiato il tuo modo di vedere te stesso durante gli anni di massimo successo?
Il trasferimento a Miami nel 2013 segnò l’inizio di sette anni di pura adrenalina professionale e personale. La città pulsante, gli affari internazionali, il ritmo frenetico di una vita che sembrava non conoscere limiti. E nel mezzo di questa corsa sfrenata, la gioia della nascita di mio figlio Roberto, un nuovo inizio dentro un altro inizio. Mi sentivo il Re dell’Universo, invincibile. E il carattere, introverso nella mia infanzia, esplose come un botto di capodanno, dandomi sicurezze e forza che non avevo prima.

Poi però arrivò il 2020, e con esso una tempesta che nessuno aveva previsto. Il Covid.
Già, non fu solo una pandemia globale – fu il terremoto che ridisegnò completamente la mappa della mia esistenza. La fine di un capitolo, su ogni aspetto, culminato con il trasferimento a Londra… tutto sembrava crollare e ricostruirsi simultaneamente, come in un gioco cosmico di distruzione creativa.
Fu proprio in questo momento di transizione che la vita mi presentò il suo regalo più prezioso: Ambra, trapanese, la luce dei miei occhi. Con lei, capii cosa significasse realmente ricominciare ma anche il significato della parola amore. Capii che non avevo mai amato , perché per lei non ebbi dubbi nell’accettare di seguirla ovunque, anche in una città del Sud Italia da cui veniva. Non si trattava solo di cambiare città o lavoro – era un cambio di prospettiva, un nuovo modo di guardare al mondo e a me stesso.
La nostra famiglia si allargò con l’arrivo di altri due meravigliosi figli: Diego Armando, nome che porta con sé il peso e l’onore di un’amicizia che ha segnato la mia vita, e Carlos Alberto. Trapani divenne la nostra casa, un luogo dove piantare radici più profonde, lontano dal frastuono delle metropoli che avevano fatto da sfondo alla mia ascesa professionale.

Cosa ti ha spinto a investire così tanto in una nuova città e in un nuovo progetto di vita?
Trapani non rappresentava solo un cambio di residenza – era l’opportunità di reinventarmi ancora una volta. Perché in fondo sono rimasto dentro lo stesso uomo che ha bisogno costante di stimoli Ed emozioni nuove per soddisfare quella fame di FARE che ho sempre avuto . L’acquisizione delle squadre di calcio e basket, l’apertura di una TV e di un locale che rapidamente è diventato il punto di riferimento più elegante della provincia… Tutte queste non sono semplici attività imprenditoriali, ma manifestazioni concrete di una nuova energia vitale. Che mi fanno lavorare ogni giorno per questo scudetto da vincere, una squadra da ricostruire per provare l’assalto alla serie B il prossimo anno e una Tv da rendere seria, credibile e con un prodotto finito di alta qualità. Oltre 200 persone che hanno legato a me la loro vita, le loro speranze, i loro sogni. Mica facile eh, ho assunto per la prima volta nella mia vita responsabilità che avevo voluto evitare prima di arrivare a Trapani.

Guardando indietro, c’è qualcosa che cambieresti del tuo percorso? O ogni scelta ha avuto un senso?
A 50 anni, guardando indietro al percorso fatto, vedo chiaramente come ogni scelta, ogni svolta – anche quelle apparentemente negative – mi abbiano condotto esattamente dove dovevo e volevo essere. Dall’ingegneria elettronica al trading globale, dall’amicizia con una leggenda del calcio alla costruzione di una nuova vita in una città che mai avrei immaginato potesse diventare il mio porto sicuro.
Cinquant’anni non sono solo un numero – sono un bagaglio di esperienze, una collezione di cicatrici e sorrisi, una mappa di luoghi visitati e persone incontrate, importanti o meno, da ognuna delle quali ho cercato di carpire idee, pensieri e ambizione, laddove la notavo . Sono la somma di tutte le versioni di me stesso che ho dovuto essere per arrivare fino a qui. Le delusioni ci sono state, inevitabili come la pioggia in autunno. Il rapporto complesso con i miei genitori, con cui tutt’oggi , nonostante abbiano un’età che riduce quella clessidra chiamata tempo, ho difficoltà ad avere un anche minimo rapporto, forse la sensazione di essere sempre in cerca di qualcosa… Ma ogni delusione ha portato con sé il seme di una nuova opportunità, di un nuovo inizio.Le emozioni, quelle vere, quelle che ti tolgono il fiato – l’amore per i miei figli, l’incontro con Ambra, l’adrenalina degli affari internazionali, l’amicizia con Diego – sono il vero patrimonio che mi porterò per sempre dentro.
A cinquant’anni però non sono alla fine di nulla. Anzi, mi sento nel mezzo di tutto. Con la saggezza di chi ha visto abbastanza per non farsi più illudere facilmente, ma con l’entusiasmo intatto di chi sa che c’è ancora tanto da scoprire, da costruire, da vivere.
Questo è il mio viaggio finora. E il bello deve ancora venire. E spero che insieme ai miei nuovi concittadini riusciremo a toglierci quelle soddisfazioni che ci meritiamo. A cominciare da quello scudetto che sogno da mesi ogni santo giorno che mi alzo la mattina. Consapevole di quello che rapppresenterebbe per Trapani, per i trapanesi, per la mia famiglia ma sopratutto per la mia Vita. Grazie alle migliaia di messaggi , email e telefonate che ho ricevuto. Sapevo di essere ben voluto ma così tanto rende gli sforzi sostenuti un cuscino più morbido su cui riposare ogni volta che sento il peso dell’essere un uomo con grandi sfide da giocare e vincere.