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Le fortificazioni di Pantelleria


In una conferenza presso l’Aeronautica Militare si è parlato della storia di Pantelleria attraverso le sue fortificazioni
Nella sede dell’Aeronautica Militare ha avuto luogo una conferenza che ha fatto immergere il pubblico nella ricca eredità storica di Pantelleria.
L’evento, organizzato dall’Aeronautica Militare e dal Comune, ha avuto il patrocinio della Sezione Sicilia dell’Istituto Italiano dei Castelli, offrendo un’opportunità unica per la Comunità di scoprire il patrimonio storico locale.
Un patrimonio, in questo caso, fatto non di zibibbo, capperi e vite ad alberello patrimonio Unesco, ma dei tanti segreti narrati dalle numerose fortificazioni che l’hanno protetta nei secoli.
E quella che è stata narrata è una storia che si ripete da sempre. Una storia di conflitti, di invasori e di invasi, e di stratagemmi messi in atto per difendere se stessi e le proprie ricchezze. E da qui il ruolo delle fortificazioni e delle opere di difesa disseminate sul territorio isolano. Perché la storia di Pantelleria è un susseguirsi di invasioni che ne hanno lasciato profondi segni, anche nella toponomastica.
A partire dall’età del Bronzo, quando gli abitanti hanno eretto il Muro Alto, a protezione dell’abitato di Mursia e della sua Necropoli. Una enorme fortificazione, unica nel contesto del Mediterraneo centrale, che da quando è stata scoperta lascia ancora molti punti aperti alla discussione. 12 metri di altezza e 6 di larghezza. Una struttura eccezionale che delimita il lato verso terra del villaggio come un vero monumentale e poderoso elemento difensivo la cui funzione, ancor oggi, non è stata del tutto svelata.
Si è passati poi al periodo punico-romano attraverso la descrizione delle opere difensive e di fortificazione del complesso archeologico dell’acropoli di San Marco e Santa Teresa. Dove grandi fortificazioni sono state costruite tra la fine del IV e la metà del III secolo a.C. E poi nel II.
Nella narrazione non è mancato la storia del castello medioevale anch’esso simbolo di difesa e di attacco. E infine i tanti bunker e le batterie della Seconda Guerra Mondiale, per le quali è stata recentemente redatta una guida.
A conclusione le parole della Presidente della Sezione Sicilia dell’Istituto Italiano dei Castelli, la professoressa Maria Vittoria D’Amico, nipote del Capitano Italo D’Amico cui la base aeroportuale è intitolata. E il cui sacrificio è stato riconosciuto anche con l’esposizione dei suoi cimeli proprio nella sala che ha ospitato la conferenza. E nella quale è stato esposto il plastico dell’hangar donato dallo stesso Istituto.
Un momento di emozione e di riflessione. Su un dato che non è più solo storico, ma umano. Sul meccanismo della guerra che entra in parametri legati alla grande dicotomia difesa/attacco. Che è poi la storia dell’uomo. Una storia in cui il tempo diventa zero. È solo il tempo della difesa come risposta a un attacco. E i tempi odierni ce lo ricordano.
Giuliana Raffaelli

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