Prospettive di impiego dei laureati nelle università siciliane: la fotografia emersa dal recente rapporto Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati nelle università italiane.
di Serena Giacalone
All’Università di Catania, il 21,5% dei laureati riesce a ottenere un impiego a tempo parziale entro un anno dal conseguimento del titolo, superando la media nazionale del 14%. La retribuzione netta a un anno dal titolo è più bassa (1.338 euro netti contro 1.432), come del resto quella a cinque anni (1.661 euro contro 1.768). Buone notizie arrivano, come detto, dal lavoro part-time a un anno (21,5% contro 13,8%) e a cinque anni (8,2% contro 6,4%). Anche l’efficacia del titolo di studio è maggiore di quella nazionale sia a un anno (71,7% contro 69,5%) che a cinque anni (82,4% contro 75,7%).
L’Università di Palermo si avvicina di più ai dati nazionali sull’occupazione. Maggiore della media nazionale è la possibilità di trovare part-time a un anno dal titolo (20,2% contro 13,8%) e a cinque anni (10,5% contro 6,4%). Anche sull’efficacia del titolo di studio l’Ateneo supera la media italiana a un anno (78% contro 69,5%) e a cinque anni (83,3% contro 75,7%). Unipa è invece indietro sulla retribuzione mensile netta a un anno (1.362 euro contro 1.432) e a cinque anni (1.619 euro contro 1.768). Dati che nel complesso soddisfano la governance, che rivendica “una lieve ma significativa crescita dell’occupazione dei laureati ad un anno (71,3% contro 70,2% nel 2023) e a cinque anni (85,7% contro 84,6% nel 2023)”.
L’Università di Messina, invece, supera la media italiana in due indicatori su quattro. Sono maggiori la possibilità di trovare un part-time a un anno dalla laurea (20,7% contro 13,8%) e a cinque anni (8,5% contro 6,4%). Anche il dato sull’efficacia del titolo di studio è maggiore, a un anno (76% contro 69,5%) e a cinque anni (85,3% contro 75,7%). I dati sono invece inferiori sull’occupazione a un anno (64,5% contro 75,7%) e a cinque anni (81,6% contro 88,2%). Male la retribuzione mensile netta, infatti, benché sia la più alta tra quelle registrate in Sicilia, è minore a un anno (1.358 euro contro 1,432) e a cinque anni (1.690 contro 1.768). Anche i vertici dell’Università di Messina rivendicano i risultati raggiunti. Da una parte “molto alta, ed in linea con la precedente rilevazione, è la quota di coloro che si dichiarano soddisfatti dell’esperienza maturata (pari al 91.2%). Dall’altra, “circa il 74,3% dei laureati si iscriverebbero nuovamente presso l’Ateneo messinese (nella scorsa indagine il dato era al 72,6%)”. Segno di una soddisfazione comunque elevata.
In generale, le università siciliane stanno compiendo grandi passi avanti per le prospettive di impiego e la soddisfazione dei laureati, con risultati positivi in diversi indicatori. Tuttavia, c’è ancora spazio per crescita e miglioramento al fine di equiparare le opportunità offerte dalle università siciliane con quelle del resto del Paese e del mondo.