Tensione alle carceri di Trapani, detenuti barricati e cinque agenti feriti

Cresce l’allarme nelle carceri “Pietro Cerulli” di Trapani, dove la situazione è ormai al limite. Dopo le proteste dei giorni scorsi, oggi pomeriggio si è verificato un grave episodio di disordine: circa quindici detenuti si sono barricati nella saletta adibita a scuola, al secondo piano del reparto Mediterraneo.

Secondo quanto riferito dal sindacato Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), i detenuti erano in possesso di armi rudimentali. Cinque agenti di polizia penitenziaria sono rimasti feriti durante gli scontri, mentre alcuni locali della sezione sono stati devastati.

“Mi pare evidente – dichiara Gaspare D’Aguanno, segretario provinciale del Sappe – che servano interventi urgenti da parte del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione penitenziaria regionale. È necessario ristabilire l’ordine e garantire la sicurezza, tutelando gli agenti e tutto il personale in servizio”.

D’Aguanno sottolinea inoltre come il sindacato avesse da tempo lanciato l’allarme sui continui focolai di tensione nelle carceri siciliane, rimasti però inascoltati.

Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha definito “irresponsabile e gravissima” la condotta dei detenuti coinvolti. “Le nostre denunce sono quotidiane – afferma – e segnalano come le carceri siciliane siano vere e proprie polveriere. Chi aggredisce un agente aggredisce lo Stato: la risposta deve essere ferma e immediata, anche valutando la riapertura di istituti penitenziari nelle isole, come quello di Pianosa”.

Il Sappe rinnova infine al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) la richiesta di potenziamento degli organici della Polizia penitenziaria nei reparti regionali. Il sindacato ricorda che l’attuale popolazione carceraria è composta per il 30% da detenuti in attesa di giudizio, per un altro 30% da cittadini extracomunitari e per circa il 20% da tossicodipendenti.

Da anni, il Sappe chiede l’espulsione dei detenuti stranieri – che rappresentano un terzo del totale – per consentire loro di scontare la pena nei Paesi d’origine. Tra le proposte anche la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari, per trasferire i detenuti affetti da disturbi mentali, sempre più numerosi, oggi reclusi nel circuito detentivo ordinario.