di Mario Torrente
Sembra incredibile, ma è così. Nonostante la sua importante storia ultramillenaria ed un immenso patrimonio, con tantissimi reperti e aree di forte interesse, ad Erice non c’è un Parco archeologico. Eppure nella città del Monte si trova anche uno dei monumenti più imponenti e meglio conservati della Sicilia, le Mura Elimo Puniche, chiamate anche Mura Ciclopiche come quelle di Micene, Argo e Tirinto. E questi massi megalitici raccontano secoli e secoli di storia rappresentando quasi un “Libro di Pietra” da sfogliare percorrendo i circa 900 metri da Porta Trapani a Porta Spada.
Un Parco archeologico qui ci starebbe tutto. E sicuramente permetterebbe di valorizzare meglio l’intero patrimonio storico del Monte, che può contare su tanti siti di interesse storico sparsi praticamente in tutta la montagna. E lo stesso bosco nasconde anche i resti dell’antemurale. Da qui poi inizia il “viaggio” nell’antica sentieristica con con “vie” che risalirebbero addirittura al tempo degli Elimi, dei Cartaginesi e dei Romani. Ma la parte meglio conservata, sicuramente la punta di diamante del patrimonio archeologico del Monte, restano le ultramillenarie Mura Ciclopiche.
La cinta muraria ericina rappresenta qualcosa di unico, che si snoda in un itinerario di quasi un chilometro tra antichi torrioni, postierle e le porte che ancora segnano l’entrata e l’uscita nel centro abitato. E questa grande area, praticamene attaccata alle caratteristiche case in pietra, alle antiche chiese ed alle strade selciate di Erice, potrebbero diventare un Parco archeologico di tutto rispetto. Il che permetterebbe di musealizzare e meglio valorizzare questo sito, preservandolo con una gestione dedicata esclusivamente alle Mura e ad altri reperti. Qui si intreccia storia, mito e natura, con il vicino bosco, che fa parte a pieno titolo della rete di Natura 2000, dove inizia un viaggio a ritroso nel passato semplicemente percorrendo i sentieri che si snodano per la montagna che fu della dea Venere e da dove potrebbe essere passato il sottile filo che da Troia arriva fino alla fondazione di Roma.
Ad Erice leggenda e storia diventano un tutt’uno in un’affascinante narrazione dal sapore ancestrale, dove ancora c’è tanto altro da raccontare. E soprattutto da scoprire. E gli stessi scavi archeologici, come quelle condotti negli ultimi 15 anni dal professore Salvatore De Vincenzo, gli ultimi proprio fatti in queste settimane nell’ambito di un progetto congiunto dell’Università della Tuscia e della Freie Universitaet Berlin, piuttosto che essere coperti a fine attività potrebbero essere lasciati a vista, con una protezione per i visitatori, tabelle indicative e moderni sistemi di sorveglianza e salvaguardia del sito, come avviene in tutte le aree di interesse archeologico del mondo. Ma ad Erice non c’è nessun Parco archeologico ed in questi anni le Mura Ciclopiche non sembrano avere avuto la giusta attenzione che meriterebbe un monumento del genere.
Basta dire che in tutto il perimetro delle Mura non c’è un sistema di video sorveglianza e questo itinerario, spesso e volentieri, viene scambiato per “Vespasiano”, con tanti visitatori che fanno i loro bisogni fisiologici a ridosso dei massi megalitici e torrioni, lasciando poi fazzoletti sparsi qua e là. Così come la spazzatura abbandonata lungo il tratto che confina con la via Rabadà. C’è pure una postierla piena di rifiuti. Compresa pure una vecchia sedia buttata sotto l’antichissimo arco ogivale. Negli anni Novanta, durante l’attività del Kalat, ci hanno trovato anche una cabina telefonica. E rifiuti di ogni genere e tipo. Davvero incredibile per un monumento che custodisce la storia di Erice e di tutto il Mediterraneo. E che meriterebbe più rispetto e tutela e che potrebbe essere valorizzato attraverso l’istituzione di un Parco archeologico. Il Parco archeologico delle Mura Elimo-Puniche di Erice. Suona pure bene.


