La Guardia di Finanza di Trapani ha concluso oggi, con il sequestro preventivo di cinque immobili del valore di oltre un milione di euro, l’indagine sulla Agricoleasing Srl operante nel settore finanziario, e sulla società Bizar Line Srl attiva nella lavorazione di metalli, entrambe di Alcamo e riconducibili a tre imprenditori indagati per bancarotta fraudolenta. Le due società sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Trapani, rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Il patrimonio societario e fallimentare di entrambe le società, però, sarebbe stato distratto. In particolare, dalle scritture contabili, dalla documentazione bancaria, da attività tecnica di intercettazione telefonica ed ambientale e da sommarie informazioni acquisite da oltre 100 risparmiatori, risulterebbe che dall’attivo fallimentare della Agricoleasing e della Bizar Line sarebbero stati distratti: circa 5milioni e 600 mila euro dalle casse sociali; 4 fabbricati e 1 terreno dal patrimonio del valore di circa 1 milione e 200 mila euro; arredi, macchinari e attrezzature del valore di circa 50 mila euro; 3 veicoli del valore complessivo di 55 mila euro. Inoltre, ai tre indagati sono state contestate le ulteriori ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, per un importo di circa 270 mila euro. Nel corso degli anni, la Agricoleasing, per mantenere la propria liquidità, è ricorsa in modo sistematico all’anticipazione di ricevute bancarie concesse da diversi istituti di credito e all’emissione di un prestito obbligazionario, collocato tra piccoli risparmiatori. Tuttavia, il denaro raccolto invece di essere utilizzato nell’ambito dell’attività finanziaria, è stato distratto nel tempo dagli indagati, attraverso ripetuti escamotage contabili e con fittizi contratti di “finanziamento” intestati a terzi che sono risultati essere del tutto ignari. Nella Bizar Line, invece, il principale indagato avrebbe distratto più di 1 milione di euro dalle casse sociali destinandoli all’acquisto di beni strumentali (macchinari, impianti, ecc.) di proprietà di una cantina vinicola, già dichiarata fallita nel 2012, operazione di acquisto che non si è poi concretizzata. Insomma, i tre amministratori avrebbero posto in essere una costante attività di spoliazione delle due società fallite per sottrarre beni e denaro alle future pretese creditorie.