Richiesta di rinvio a giudizio e fissazione di udienza preliminare per alcuni cittadini trapanesi che non avrebbero dichiarato vincite al gioco on line per continuare a percepire il reddito di cittadinanza, nel frattempo revocato dopo un’indagine della Guardia di Finanza. Le circostanze che stanno portando alcuni cittadini trapanesi, e parimenti italiani nel resto del paese, davanti ai giudici, con l’accusa di false dichiarazioni e omessa comunicazione, non sono così chiare come appaiono.

Secondo l’INPS e secondo la norma, reddito di cittadinanza e scommesse, quindi compreso il gioco on line, non sono compatibili, pena la decadenza del beneficio. Una misura dal sapore etico: io Stato  ti aiuto, tu cittadino devi utilizzare i soldi che ti dò per i tuoi bisogni. E fin qui, nulla quaestio. Anche se non è detto che i soldi che vengono giocati provengano dal reddito di cittadinanza. Comunque lo Stato, entro 15 giorni da una vincita di valore superiore alla soglia prevista, chiede che tali somme vangano dichiarate, con apposito modello, pena la decadenza del Reddito di Cittadinanza. Le stesse vincite devono essere inserite nel DSU la Dichiarazione Sostitutiva Unica indispensabile per avere l’ISEE.

E qui casca l’asino, perché la legge prevede che si dichiarino le vincite lorde. Quindi se in un anno, acquistando credito di gioco per cento euro, si sviluppano una serie di vincite per scommesse o poker on line per 15mila euro e perdite per 14mila euro, il giocatore avrà avuto vincite lorde per 15mila euro, ma vincite nette per 900 euro. Quel che conta per lo Stato sono solo le vincite nette in applicazione dell’articolo 69 del DPR n. 917/86 (TUIR) che impone l’obbligo dichiarativo per le vincite lorde (quindi senza detrarre le perdite). Si tratta però di un testo del 1986, quando in Italia erano autorizzati solo lotterie e Totocalcio.

Un altro articolo della stessa legge, il numero 67, comma 1 bis, stabilisce però che “le vincite corrisposte da case da gioco autorizzate nello Stato o negli altri Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero ammontare percepito nel periodo di imposta”. L’articolo 1-bis è stato modificato a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea Blanco-Fabretti (due giocatori di poker professionisti che hanno vinto il ricorso). Ma la norma curiosamente distingue i fini fiscali dai fini dichiarativi per l’ISEE. Ne deriva che molti giocatori, non professionisti, magari percettori del reddito di cittadinanza, si trovino nella condizione di non essere in regola e di vedersi ritirare il beneficio, perché non conoscevano la norma dell’obbligo di dichiarazione, o perché l’hanno interpretata secondo altro articolo.

La Guardia di Finanza, in effetti, sta operando controlli a tappeto avendo accesso ai data base delle piattaforme di gioco, ma ai fini degli esiti del controllo applica l’interpretazione più restrittiva della norma, quella dell’articolo 69, sommando le vincite al gioco senza tenere conto delle perdite. Le vincite lorde, in molti casi, corrispondono ai volumi di gioco, che possono raggiungere anche molte migliaia di euro, non alle vincite o perdite nette (come avviene nella maggioranza dei casi).

Molti giocatori hanno segnalato l’incongruenza e il doppio binario interpretativo per cui i nomi di alcuni percettori di reddito di cittadinanza sono stati segnalati dalla Guardia di Finanza alla Procura della Repubblica competente. Un paradosso che richiederebbe un intervento del legislatore perché riveda il concetto di vincite da dichiarare nei redditi diversi. A fronte di questa complessa vicenda alcuni cittadini, anche trapanesi, già in difficoltà considerato che sono percettori del Reddito di Cittadinanza, si trovano al centro di indagini e di notizie di stampa, facciamo ammenda di ciò, sbattuti in prima pagina con vincite di cifre che, al netto, non corrispondono (nel 95% dei casi) alla realtà.

In conclusione: ben vengano i controlli sul reddito di cittadinanza, in una prima fase concesso senza un reale e credibile filtro, ma gettare nel calderone dei non aventi diritto anche persone che hanno vinto poche decine di euro, appare incongruo. Le fiamme gialle fanno il loro dovere applicando in modo inflessibile la legge, ma è proprio la normativa di riferimento che mostra delle incongruenze e porta a risultati paradossali al netto di ogni giudizio etico che si voglia dare delle persone che amano giocare on line e scommettere. La speranza è che i giudici riescano ad applicare la legge con equità ed equilibrio.

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