Scintille tra il tycoon romano Valerio Antonini e la redazione siciliana de La Repubblica. L’imprenditore, attraverso i suoi legali Umberto Ilardo e Massimo Zaccarini, ha inviato una formale diffida alla testata giornalistica, accusandola di aver pubblicato un articolo gravemente lesivo della sua immagine e dei suoi interessi imprenditoriali.
Nel mirino c’è il pezzo pubblicato il 2 aprile 2025, firmato da Nicola Biondo e Giacomo Di Girolamo, intitolato “Sport, tv, imprese: il tycoon di Trapani e il debito misterioso”. Secondo Antonini, l’articolo avrebbe volutamente messo in discussione la sua credibilità economica e la fattibilità della mega cittadella dello sport prevista a Trapani, descrivendo come “oscura” la provenienza dei capitali investiti nelle squadre di calcio e basket, nonché nella televisione locale Telesud.
La contestazione ruota intorno alla società Quanton Commodities, indicata nell’articolo come il “polmone finanziario” delle attività trapanesi di Antonini. La Repubblica ha riportato che la Quanton, venduta nel 2024, è oggi in liquidazione sotto il nome di Kalash, con un passivo di oltre 180 milioni di euro. Gli avvocati del patron granata respingono con forza l’intera ricostruzione, accusando i due giornalisti di aver violato le regole e gli obblighi di deontologia giornalistica ed i limiti interni del diritto di cronaca, omettendo volutamente informazioni chiave: come il fatto che, nel bilancio 2022, la società avesse crediti superiori ai debiti e un patrimonio netto positivo.
“Si è fatta una rappresentazione faziosa e fuorviante. Parlare solo di debiti, ignorando i crediti e la situazione patrimoniale complessiva, significa indurre il pubblico a credere in un default che non c’è mai stato,” scrivono i legali.
In particolare, si contesta anche il legame tra Quanton/Kalash e la società Gtcs Trading Dmcc, indicata come principale creditrice e coinvolta, secondo l’articolo, in traffici di grano rubato dall’Ucraina. Antonini replica: “Gtcs non è russa ma registrata a Dubai, e ha un bilancio di miliardi. Nessun debito con loro era presente al momento della mia gestione.”
Nella replica pubblicata il 3 aprile su La Repubblica, Antonini ha dichiarato che i debiti della società venduta erano “ampiamente compensati dai crediti” e che la liquidazione avvenuta mesi dopo la cessione non può essergli imputata. Ha inoltre sostenuto che il progetto della cittadella – dal valore stimato in 110 milioni di euro e in attesa delle autorizzazioni comunali – gode del supporto di Ernst & Young come advisor finanziario.
Secondo i legali, la pubblicazione dell’articolo ha avuto effetti gravi e dannosi sulla reputazione dell’imprenditore e delle società coinvolte (Sport Invest s.r.l., F.C. Trapani 1905 s.r.l. e Trapani Shark s.r.l.), e ha compromesso i rapporti con potenziali partner e investitori. Nella diffida si preannuncia l’intenzione di procedere legalmente qualora entro dieci giorni non arrivino risposte puntuali alle domande sollevate, provocatoriamente volte a consentire ai redattori di spiegare come possano (per grave errore o per deliberata dolosa volontà) aver riportato ai lettori dei dati fuorvianti, suggestivamente e maliziosamente proposti ai lettori, e come la testata non abbia controllato e vigilato sull’operato dei due redattori.
Il documento si chiude sottolineando che il diritto di cronaca deve rispettare i criteri di verità, continenza e pertinenza, e che in questo caso, secondo la difesa di Antonini, si è andati ben oltre, sconfinando nel campo della diffamazione aggravata a mezzo stampa.