C’era la letteratura, quella che racconta il Paese attraverso le parole di chi lo ha osservato, amato e criticato. C’era la storia, con gli anni Trenta. E poi i temi più urgenti, quelli che riguardano tutti noi: il rispetto, l’ambiente, la forza — e il limite — dell’indignazione sui social. Fino a Borsellino, con quella speranza che lui affidava ai giovani, e che oggi i giovani provano a restituirgli, con una traccia scelta non solo con la testa, ma anche con il cuore.
Tra le righe di questi testi, c’erano loro. I maturandi. Chiamati a leggere, riflettere, scegliere. Qualcuno ha trovato la sua comfort zone, qualcun altro si è lasciato spiazzare. Ma ognuno ha dovuto mettersi in gioco. Perché la prima prova non è mai solo un esercizio di scrittura: è uno specchio, un passaggio, un punto esatto in cui si comincia a diventare adulti.
Ma il vero inizio, forse, è stato ieri sera. In via Garibaldi, sotto le luci calde della sera, i maturandi si sono dati appuntamento. Hanno cantato a squarciagola Notte prima degli esami. Non era solo un rito. Era un modo per dirsi che, comunque vada, questa è già una storia da ricordare.