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Messina Denaro, io la penso così

Nell'approfondimento di oggi, il presidente di Telesud Massimo Marino commenta l'arresto del superlatitante da parte del Ros dei Carabinieri.



Dopo l’arresto di lunedì, subito dopo l’incredulità e gioia che ha sopraffatto la stragrande maggioranza dei siciliani, è stato un continuo sui social: si è consegnato oppure una brillante operazione investigativa? Con le anime candide a propendere verso la seconda ipotesi, i più dietrologi convinti di una messa in scena. Personalmente non mi sento particolarmente ingenuo; altrettanto, però, il continuo ricorrere a tesi complottiste o comunque assai fantasiose non mi ha mai affascinato. La storia repubblicana, tuttavia, ha spesso svelato eclatanti retroscena. Non certo quello sull’arresto di Riina. Dando per scontato che non si sia consegnato, vorrei capire – a 30 anni di distanza – “la Trattativa” a chi sia servita. A Bernardo Provenzano? Possibile, ma non mi sembra che “vivere” a piede libero da boss incontrastato-pecoraio una decina d’anni in un casolare sperduto fosse chissà quale contropartita. Ciancimino? Chissà.., ma Don Vito ha spaziato in lungo e in largo con gli inquirenti, a prescindere da Totò U Curto. Piuttosto ricorderei Salvatore Giuliano o la Strage di Ustica; seppur assai diversi fra loro, “buchi neri” poi ampiamente “illuminati” da magistrati, giornalisti e storici. Per quanto riguarda Matteo Messina Denaro, ho un semplice ragionamento a supporto dell’auto consegna: malato terminale, è plausibile che abbia concordato “un successo dello Stato” in cambio di un trattamento di favore. Continuare ad essere curato per trascorrere quest’ultimo scorcio di vita con la possibilità di vedere i suoi affetti più cari con una certa assiduità; certamente con maggior facilità rispetto alla latitanza. Logico, plausibile. Nulla di più. Non escludo, comunque, che possa esser stata una certosina operazione investigativa. Tuttavia, appare surreale che una figura riconoscibilissima, non solo esteticamente, si muova nel territorio in cui è cresciuto – dove scorazzava con macchine di lusso, belle ragazze ed abiti firmati con un cognome pesantissimo…, dunque molto conosciuto – girando per negozi, supermercati, laboratori d’analisi, andando addirittura 3 volte all’hub per le vaccinazioni, “educatamente” in fila, e nessuno lo noti, forze dell’ordine comprese. Prendendo in prestito le parole di Giacomo Pilati, come sempre tanto sobrio quanto arguto nell’analizzare i fatti della nostra terra: “una volta le caserme dei carabinieri nei piccoli centri servivano proprio a monitorare il paese, i volti nuovi, le immigrazioni improvvise. E invece a Campobello nessuno si è accorto di nulla.” Bah, sarà. Oggettivamente, però, è difficile da credere. Cosa assai diversa è “l’effetto” dell’arresto. Per la Sicilia ed in particolare per la provincia di Trapani. È indubbio che la fine di questa bestia griffata Yves Saint Laurent ci ha liberati da una cappa, opprimente, spesso insostenibile. Insostenibile per l’immagine nel mondo ma soprattutto per la nostra economia. Tanti imprenditori sono scappati a gambe levate per la paura di veder sequestrati i loro investimenti per poco più di un sospetto o casuali frequentazioni. Troppe libertà sono state violate con il pretesto di essere utile ad indagini che spesso sono state buchi nell’acqua. L’elenco, negli anni, è infinito. Tante carriere antimafia sono state costruite attorno a cerchi magici che erano un bluff, se non, addirittura, coperture di attività criminali vere e proprie. “Il Principe delle Tenebre” non c’è più. I tanti, troppi, finti Bellerofonte dovranno trovarsi un altra Chimera. E non sarà facile, fortunatamente e soprattutto grazie all’impegno, lontano dai riflettori, di investigatori valorosi che hanno fatto piazza pulita. “Cosa Nostra è un fenomeno umano e come tale avrà un principio, una evoluzione ed avrà quindi anche una fine”, così affermava Giovanni Falcone. Sicuramente, oggi, questo fenomeno non è finito. Ma la differenza fra qualche scassapagghiaro ancora peri peri e la ferocia sanguinaria corleonese è tanta. Adesso, però, è tempo di voltare pagina. Mettendoci alle spalle mafia e (certa) antimafia.

Massimo Marino
Presidente di Telesud 

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