di Mario Torrente
L’intervista, per la rubrica della redazione di Telesud “Le Tre domande delle domenica”, al direttore della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco Silvana Piacentino che parla, a 360, dell’area protetta gestita dal Wwf. Non solo degli aspetti naturalistici ma anche di quelli che rimandano al paesaggio ed alla necessità di salvaguardare l’immenso patrimonio storico, culturale e antropologico delle saline.
Silvana Piacentino, nelle scorse settimane come ente gestore della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco siete stati impegnati nel censimento dell’avifauna acquatica mentre a dicembre avete fatto quello sui fenicotteri. In entrambi i casi sono venuti fuori numeri positivi che sembrano confermare i risultati conseguiti in questi oltre vent’anni di tutela di questo sito protetto. La Riserva delle Saline gode insomma di buona salute?
Il territorio su cui nel 1995 è stata istituita dalla regione Sicilia la “Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco”, nasce per tutelare le peculiarità naturalistiche di uno degli ultimi sistemi ambientali salmastri costieri della Sicilia. Oggi l’area che nel frattempo è entrata a far parte dei siti della rete natura Natura 2000 e delle aree Ramsar rappresenta un pilastro per la conservazione della Biodiversità a livello internazionale. Questo lo si deve sia alla presenza di ambienti oramai unici, che altrove sono stati irrimediabilmente distrutti o fortemente alterati sia alla presenza di specie che qui trovano il luogo ideale in cui compiere il proprio ciclo vitale e ancora per la presenza di specie come l’avifauna acquatica che trascorrono qui annualmente alcuni periodi della loro vita. L’importanza del sito protetto è testimoniata dalla designazione di area Ramsar, il riconoscimento internazionale per le aree umide più importanti al mondo oltre che dalle presenza dei siti Natura 2000, una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione Europea costituita da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) con l’obiettivo le prime di tutelare habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario e le altre per garantire la conservazione degli uccelli selvatici. Grazie ai censimenti e monitoraggi che si effettuano all’interno del sito protetto è possibile documentare e comprendere il ruolo e l’importanza dell’azione di tutela, infatti attraverso i dati raccolti negli anni durante i censimenti degli uccelli acquatici è possibile affermare l’importantissima funzione che quest’area svolge come luogo di sosta e alimentazione per migliaia di specie ornitiche durante il periodo migratorio e come sito di riproduzione per diverse specie di uccelli. I dati che da anni sono raccolti durante i censimenti viaggiano attraverso piattaforme e/o banche dati nazionali ed internazionali che certificano il valore della biodiversità del sito. Nel corso degli anni si è posto un freno, attraverso le limitazioni previste dal regolamento della Riserva ad alcune attività e recuperato situazioni diffuse di degrado ad esempio per la presenza di discariche in aree acquisite per finalità di conservazione. Si è posto fine a talune attività illegali esercitate con effetti devastanti sull’area, tra queste fra tante il bracconaggio dell’avifauna. Indubbiamente divieti e regolamentazioni hanno contribuito al miglioramento dell’area, ma è importante sottolineare che la Riserva, i siti della rete Natura 2000, l’area Ramsar non sono isolati dal contesto in cui si trovano infatti “in natura tutto è connesso” al di là delle linee che tracciano i meri confini amministrativi. Come è noto il sito protetto si estende su un territorio vasto circa mille ettari, a contatto con zone antropizzate e confinante con aree economiche e produttive, include porzioni di territorio di tre differenti comuni, in zona A vi sono saline produttive, in zona B aree coltivate, importanti sistemi naturali ma vi sono anche aree urbanizzate e lungo tutto il sito protetto scorrono corpi idrici che l’attraversano prima di sfociare in mare. Pertanto il sito pluri protetto delle saline di Trapani, Paceco e Misiliscemi gode di tante unicità, tra queste anche quella per così dire, di essere una realtà dinamica e complessa quindi alla domanda se gode di “buona salute” le rispondo che tanto è stato fatto nel corso degli anni raggiungendo importanti obiettivi, ma proprio perché è una realtà dinamica, c’è ancora tanto su cui puntare per mantenere i risultati raggiunti e per conseguirne di nuovi. Basti pensare per fare qualche esempio, rispetto alle diverse criticità giornaliere, al perdurare dell’incivile pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti, all’assenza in porzioni della riserva del sistema pubblico di raccolta e smaltimento delle acque reflue o agli effetti del mal funzionamento dell’impianto di depurazione consortile, visti i recenti fatti cha hanno portato al sequestro dell’impianto da parte della Capitaneria di Porto di Trapani su disposizione della Procura.
Ma la Riserva delle Saline è anche un paesaggio unico che andrebbe preservato e tutelato. Ed invece tutte le antiche strutture che facevano parte del mondo dei salinai continuano a perdere pezzi. Come si fa a salvare ciò che resta di questo grande patrimonio storico, cultuale e antropologico?
La Riserva Naturale ha raggiunto negli anni molti degli obiettivi legati al recupero di habitat degradati, alla conservazione di specie ed importanti sistemi ambientali, tuttavia la protezione di questo delicato sistema è strettamente connessa al mantenimento dell’area umida costituita dal sistema delle saline. La Via del Sale è un “museo a cielo aperto” ed un “unicum paesaggistico” che si compone di una realtà produttiva, ambientale, storica ed etnoantropologica. Per quanto riguarda le antiche strutture che facevano parte del mondo dei salinai: i mulini a vento a stella o americani, le case di salina, la casa tonda, etc. dal confronto delle immagini del censimento del patrimonio tradizionale fisso, realizzato nel 1996 dall’Ente Gestore ed i successivi aggiornamento fotografici, è evidente che le condizioni del patrimonio architettonico sono in continuo deterioramento.
È fondamentale preservare un paesaggio unico quale quello delle saline e tutti, anche se in maniera diversa, possiamo contribuire a preservarne l’autenticità anche a partire dal mantenerne della memoria storica. A Trapani si sta andando verso il recupero di una piccola parte di mulini a vento di proprietà privata, sei progetti sono stati ammessi ad un finanziamento nell’ambito di un avviso pubblico del Dipartimento regionale dei Beni culturali per la protezione e la valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale. E’ comunque un primo passo nell’ottica del recupero, senza per questo pensare di restituirli necessariamente all’antica funzione legata al lavoro in salina, ma nell’ottica del recupero del paesaggio bene comune.
Il paesaggio delle saline è un luogo ricco di bellezza dove a due passi da centri abitati ed attività produttive la NATURA ci regala spettacoli straordinari. Come non rimanere suggestionati dagli abbaglianti colori dei tramonti quando il sole si nasconde ed il cielo si spennella di arancione, rosso, fucsia. E poi chi conosce i luoghi sa che al calar del sole è possibile udire un vocio confuso e ammirare lo spettacolo di centinaia di uccelli che affollano le vasche come sospesi sull’acqua e nel buio udire solitari uccelli dalle abitudini notturne. Al sopraggiungere dell’alba, si ricomincia ad udire il canto degli uccelli, il sole sorge ed i raggi di luce illuminano ogni angolo del paesaggio, il bello che la NATURA ci ha donato, l’ingegnoso che abbiamo saputo costruire nel corso dei secoli mettendo a sistema ciò che la terra, il sole ed il mare ci regalano.
Però in effetti quando il sole sorge vediamo lì immobili ed appollaiati, in mezzo a così tanta bellezza anche il brutto ed il dimenticato. Quindi le dico che nella nostra visione e percezione del paesaggio “il passaggio” dall’armonia alla dissonanza è molto rapido. Credo che ai nostri giorni si debba ragionare in termini di recupero di tutti gli elementi del paesaggio, quindi di valorizzazione complessiva del patrimonio che quest’area costudisce e di armonizzazione con tutto ciò che circonda il sito protetto. Credo che solo così si può restituire, conservare e tramandare alla future generazioni la bellezza di questo “unicum”, fatto di patrimonio paesaggistico, storico, culturale, archeologico, etnoantropologico e naturale.
In quest’area protetta si intrecciano natura e attività umana. Il che rende questa Riserva qualcosa di unico. Ma questi antichi equilibri secondo lei sono a rischio? E come si aggancia questa oasi naturalistica a tutto il resto? I mille ettari di area protetta sono praticamente attaccati alla città, con il suo porto, l’area industriale, una strada molto trafficata, centri abitati…
In questo lembo di terra ai confini con l’Europa e con l’Africa la natura e le attività dell’uomo legate alla gestione delle saline si intrecciano in equilibri antichissimi custoditi in un patrimonio unico, sia da un punto di vista ambientale che antropologico e storico. I salinai, in secoli di ingegno e lavoro, sono riusciti a “disegnare” questa distesa di acqua strappata al mare ed alle paludi, catturando l’energia del vento e quella del sole per ottenere l’oro bianco di Trapani, il sale. Ma questo sistema di canali e vasche di salina è anche il regno della biodiversità, con oltre 230 specie di uccelli censiti, praticamente più della metà di tutte le specie di uccelli presenti in Italia, un’eccezionale varietà botanica, con qualcosa come 450 specie alofile tra cui la rarissima Calendula maritima, una cavalletta che vive solo in pochi posti al mondo la Incertana drepanensis ed una piccola farfalla endemica, la Tela dubia arceri solo per citare alcune delle peculiarità naturalistiche.
La Riserva è uno scrigno di Biodiversità, un connubio tra un’attività umana produttiva, intendo la salicoltura e i dedicati equilibri della natura, tutto questo è possibile grazie all’interazione positiva della salicoltura che andrebbe semmai valorizzata legando il prodotto “sale” anche all’unicità paesaggistiche e naturalistiche del territorio.
Certamente basta poco ad accorgersi delle dissonanze, la contiguità delle aree acuisce le differenze e ci sono in effetti realtà a stretto contatto tra di loro con finalità divergenti, in altri casi queste aree si sovrappongono, come nel caso di porzioni ricadenti all’interno del perimetro della rete Natura 2000. Vi è poi contiguità di importantissime aree strappate, grazie all’istruzione delle Riserva al degrado, oggi significative per le attività di tutela che si trovano accanto ad aree che le cui previsioni urbanistiche non sono compatibili con il riconosciuto valore ambientale del sito naturale e che aggiungerei, non tengono conto neanche delle potenzialità in termini di creazione di servizi a supporto del sito protetto e relativo indotto economico. Persiste una carenza di livelli di compatibilità/coerenza tra le diverse pianificazione e credo che i tempi siano maturi per affrontare il tema di una “pianificazione integrata” che si ponga l’obiettivo di conciliare le diverse finalità del territorio. Non tutti i luoghi sono uguali, non tutto si può fare o prevedere in ugual modo o con le stesse modalità ovunque e se esiste un sito quale quello della “Riserva naturale delle saline di Trapani e Paceco”, il cui valore ambientale è riconosciuto a livello internazionale, non tutto ciò che è possibile realizzare altrove, può essere riproposto qui almeno con le stesse modalità. Questo si traduce nella necessità di attente politiche che con l’obiettivo dello sviluppo del territorio non mettano mai in secondo piano la tutela del bene comune ambientale.