La Fondazione Erice Arte prende posizione

Non si placano gli animi ad Erice dopo la bocciatura della proposta di delibera di rinnovare l’affidamento alla Fondazione Erice Arte dei siti culturali.

Dopo le dichiarazioni della sindaca e di alcuni consiglieri, adesso arrivano quelle di Nicola Adragna, presidente del CdA della Fondazione Erice Arte.

Di seguito, la nota integrale di Nicola Adragna – presidente del CdA della Fondazione Erice Arte

Non intendo entrare nel merito delle decisioni riservate alla competenza degli organi del Comune. Però, come presidente del CdA della Fondazione Erice Arte, non posso permettere che i cittadini restino in balia della disinformazione, fra discorsi che si mascherano da violenta e sarcastica critica politica. Mi auguro che chi scrive queste cose lo faccia per superficialità e poca attenzione alla realtà dei fatti, e non per ignoranza o mala fede. La Fondazione Erice Arte non è una “longa manus” della sindaca né di chiunque altro. Pur essendo un ente con unico socio il Comune, è stata istituita proprio per garantire la sua autonomia gestionale e funzionale.

È ridicolo e palesemente falso pensare che il nostro Soprintendente, Professor Giordano Bruno Guerri – uno dei maggiori storici e intellettuali italiani – e i membri del nostro CdA (la Professoressa Victoria Noel Johnson, l’Architetto Mancuso e il sottoscritto) possano essere riduttivamente dipinti come strumenti nelle mani della sindaca. La nostra attività, com’è ovvio, comporta un continuo confronto e una sinergia con l’Amministrazione comunale. Sovente, però, registriamo con essa anche forti dissensi e contrasti. Le decisioni le assumiamo sotto la nostra responsabilità, e sono frutto della nostra volontà di indirizzo, senza condizionamenti esterni.

Ricordo a quei consiglieri comunali che lo ignorano (o volutamente fingono di dimenticarlo, visto che è sempre stato così, da molto prima della nostra nomina) che lo Statuto della Fondazione prevede la gratuità per i soli componenti del CdA. Non, invece, per il Soprintendente. Peraltro, disponendo di qualificate personalità del mondo della cultura, si è fatto a meno di nominare un direttore artistico. E questo ha creato un notevole risparmio del relativo compenso sul bilancio dell’ente. Vale anche la pena di dire che, invece di gettare fango, bisognerebbe ringraziare il Professor Guerri per aver accettato un incarico gravoso dietro così basso compenso per la sfida di portare Erice a raggiungere quel posto di rilievo culturale che merita nel panorama siciliano e nazionale.

Quindi sarebbe bene che, prima di sparare pseudo-denunce e critiche campate in aria, chi apre bocca prendesse un minimo di cognizione di ciò che dice. Veniamo poi alle considerazioni pubblicate circa le modalità di gestione dei siti e sulla qualità dell’offerta proposta. I firmatari dei post sembrano cadere dalle nuvole. Dichiarano che, a quanto pare, la Fondazione non gestisce direttamente i siti, ma si affida a una cooperativa. Questi signori siedono davvero in Consiglio comunale? Vivono il territorio? A Erice, pure le pietre delle mura ciclopiche sanno che l’apertura dei siti e le visite sono affidate tramite bando pubblico al soggetto che ne è risultato vincitore. Vincitore che, negli ultimi due anni, non è una cooperativa ma una ditta individuale.

Questo soggetto apre e guida, non gestisce. Non si occupa di tutti i complessi problemi connessi alla gestione e programmazione delle attività e ai rapporti con gli altri enti, fornitori, partner. Non si occupa della parte contabile e fiscale, e via dicendo. Buttare in pasto al pubblico che non ha strumenti di adeguata conoscenza il messaggio che la gestione diretta del Comune sarebbe più produttiva ed economicamente più conveniente, al solo fine di captarne il consenso, rappresenta un comportamento dettato o da incoscienza o da mala fede, tertium non datur.

Basterebbe un attimo di riflessione per comprendere che i già oberati uffici comunali, per quanto efficienti possano essere, non potrebbero disporre delle risorse umane e finanziarie necessarie a condurre l’attività gestoria ad un certo livello.

Quanto ai dubbi maliziosamente sollevati sulla trasparenza… Rendo noto a quei signori che la Fondazione non solo rendiconta ogni centesimo che entra ed esce dalle sue casse. Ma è soggetta al controllo preventivo dell’Organismo di vigilanza su tutta la sua attività e poi al controllo analogo da parte del Comune. Pubblicando, poi, tutto nella sezione apposita del sito.

Lo sanno i signori consiglieri comunali che, nonostante le enormi difficoltà causate prima dal Covid, poi dalla chiusura per lavori del Castello di Venere – bene di punta per numero di visitatori – le entrate si sono mantenute sui livelli degli anni precedenti e, anzi, nell’ultimo anno sono addirittura cresciute? Lo sanno che, a fronte della dotazione annua di 30.000 euro erogata dal Comune alla Fondazione, questa restituisce annualmente un importo superiore mediante collaborazione all’organizzazione degli eventi comunali (uno per tutti EricèNatale)?

Sanno, tanto per fare un esempio concreto, che la Fondazione ha acquistato le casette utilizzate per i mercatini di Pasqua e Natale? E che ora le mette a disposizione per le manifestazioni del Comune? E questo grazie a un’attenta programmazione e gestione?

Lo sanno che, per la prima volta nella storia di Erice, quest’anno è stato trovato un accordo con le altre due principali entità che operano in città, la Fondazione Ettore Majorana e La Montagna del Signore, grazie al quale è stato possibile proporre ai turisti un circuito unitario di visite ai siti pubblici, privati e della Curia? Sanno che quanto avviato è solo il punto di partenza di un progetto di sviluppo molto più ampio, finalizzato a realizzare una crescita autentica e duratura dell’offerta turistico-culturale della città?

Lo sanno, certo che lo sanno, ma per motivazioni che francamente ci sfuggono e che preferiamo non sapere, come nelle migliori tradizioni, quando una cosa va bene bisogna boicottarla, per invidia, per giochi politici egoistici e non rivolti all’interesse della collettività, o peggio per interessi personali.

Chiedono di domandare ai cittadini se sono soddisfatti della gestione dei siti e degli eventi organizzati dalla Fondazione. Domanda in puro stile “panem et circenses”.

La domanda non si deve rivolgere ai cittadini. Loro i siti li conoscono, ma non li visitano. Dobbiamo rivolgere la domanda ai turisti. Agli operatori turistici. Alle agenzie di viaggio e alle associazioni di ogni tipo che spostano persone in funzione delle attrattive offerte.

E tanto più elevato è il livello qualitativo dell’offerta, tanto più si eleva il target di chi la raccoglie. Qualcuno aveva mai avuto la possibilità di vedere ad Erice mostre di Ventrone, De Chirico, D’Annunzio, Sciltian?

Vi era mai stata una mostra d’arte della levatura di quella di Andy Warhol e della Pop Art italiana, considerata forse come la più importante mostra dell’anno scorso in Italia, pubblicizzata e osannata sulla stampa e sui media nazionali? Si era mai organizzata una serie di bellissimi concerti come quelli che, da due anni, si tengono grazie alla collaborazione con la Fondazione Ettore Majorana, il Conservatorio di Santa Cecilia e straordinari musicisti della più importante scuola di musica di Mosca?

Se si vuole che Erice entri in un circuito turistico importante e di qualità, che vada oltre la stagione estiva, con visitatori che non siano solo l’orda barbarica scaricata per tre ore dai pullman, ma turisti che si fermano, apprezzano e spendono, consentendo l’apertura e il prosperare di attività commerciali, con conseguente occupazione, stabilità ed economia che gira, ripopolamento urbano, occorre fare un lavoro serio, graduale, professionale. Un lavoro che richiede programmazione anche a lungo termine. Proprio come quello che la Fondazione stava cercando di portare avanti e che è stato, per volontà del Consiglio comunale, inaspettatamente, incomprensibilmente e bruscamente interrotto.

Penso che la proposta di affidare i siti alla Fondazione per tre anni, con possibilità di proroga, mirasse a garantire programmazione, promozione e sviluppo. Inoltre, sono convinto che approvare questa scelta e ottenere i progressi attesi avrebbe portato benefici non solo alla città, ma anche all’attuale opposizione… Qualora riuscisse a vincere le prossime elezioni.

Ma tant’è, la visione a lungo termine è qualità rara.

Erice, chi mi conosce lo sa, è nel mio cuore. E dopo aver speso gratuitamente tempo ed energie per amore di questa magica antica città, mi sento profondamente deluso, amareggiato e sprofondato nello sconforto.

Confido che queste mie parole siano servite a fornire a chi legge un contributo di chiarezza sui fatti, ristabilendone la verità.

E, sebbene con poco ottimismo, non smetto di sperare in un ripensamento della politica che consenta di non buttare giù dai Runzi il tanto lavoro fatto.