Non solo gli ispettori inviati dal Ministero della Salute. All’ASP di Trapani sono arrivati anche i carabinieri del Nas per fare luce sullo scandalo dei referti istologici rimasti nei cassetti.
Oltre 3.300 esami istologici non refertati in tempo, con ritardi fino a otto mesi. Almeno 170 diagnosi tumorali positive sarebbero state comunicate troppo tardi. Il caso è esploso dopo la denuncia di Maria Cristina Gallo, insegnante di Mazara del Vallo, che ha atteso mesi per un referto che le ha diagnosticato, troppo tardi, un tumore al quarto stadio.
Dopo un primo controllo regionale, che ha evidenziato gravi carenze gestionali e un reparto di Anatomia Patologica che lavora meno del dovuto, ora il Ministero vuole vederci chiaro. Gli ispettori hanno già ascoltato il direttore generale Croce e altri dirigenti sanitari.
Una vicenda che si intreccia sempre più con la politica. Da un lato c’è chi chiede provvedimenti contro il direttore generale Croce, dall’altro oltre 1.300 firme – raccolte tra i dipendenti della stessa ASP – lo sostengono. La Regione Siciliana ha dichiarato che i controlli sono doverosi e che simili inefficienze non possono essere tollerate. Lo stesso Croce, tempo fa, avrebbe segnalato questi ritardi senza ottenere riscontri dalle istituzioni.
Intanto, anche la Procura di Marsala indaga per accertare se i ritardi abbiano avuto conseguenze fatali.
Insomma: una vicenda che riaccende il dibattito sulla sanità pubblica, sul suo funzionamento, sulla tutela dei pazienti e sul diritto alla salute. E mentre le indagini proseguono, resta aperta una domanda: chi pagherà per questi ritardi?
Chiara Conticello