I 18 marittimi prigionieri a Bengasi chiedono un milione di euro ciascuno

E’ la richiesta avanza al Governo Libico

108 giorni di prigionia a Bengasi, chiusi nelle stanze al buio, senza quasi la possibilità di comunicare con i loro familiari. Un incubo che, dal primo settembre dello scorso anno, si è concluso poco prima di Natale con il ritorno a Mazara del Vallo dei due motopesca “Medinea” e “Antartide”, sequestrati dalle milizie del generale Haftar in acque internazionali, a circa 35 miglia dalle coste libiche.  Adesso i 18 pescatori, otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi, chiedono al Governo Libico un risarcimento di 1 milione di euro ciascuno. Hanno raccontato infatti di aver patito le pene dell’inferno, con le guardie non perdevano occasione per sparare in aria. Una situazione che ha delle ripercussioni ancora oggi con conseguenze psico-fisiche per i 18 marittimi, che erano andati in mare per svolgere il loro lavoro. L‘istanza di risarcimento è contenuta in una lettera firmata dagli stessi componenti dei due equipaggi ed inviata alla Libia e per conoscenza anche al governo italiano, all’Unione Europea e all’Onu.

A sostenere la richiesta dei 18 marittimi sono stati i sindacalisti Tommaso Macaddino della Uila Pesca, e Giovanni Di Dia, della Flai Cgil: “sulla vicenda è calato il silenzio- dicono i Macaddino e Di Dia-, ancor più inquietante per il fatto che nell’agenda dei recenti colloqui fra il Governo italiano ed il nuovo Governo libico non e’ stata affrontata la questione della sicurezza dei nostri pescatori nelle acque internazionali davanti la Libia”.

Intanto il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci ha espresso preoccupazione per i pescherecci  ‘Giuseppe Schiavone’ e il ‘Nuovo Cosimo’ che  si trovano in una zona ‘ad alto rischio’ nel Mediterraneo, di fronte alle coste libiche. E’ stata l’Unità di crisi della Farnesina ad avvisare il primo cittadino della situazione che ha fatto sapere di aver allertato l’armatore dei due motopesca,  Salvatore De Santis.  “Sono profondamente preoccupato- ha detto Quinci-, perché potremmo rivivere gli stessi momenti che abbiamo vissuto nel settembre scorso con il sequestro dei nostri equipaggi”.