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AAA cercasi artigiani

Negli ultimi decenni, il lavoro manuale è stato ingiustamente relegato a un ruolo secondario, considerato meno prestigioso rispetto alle professioni intellettuali. Questa svalutazione culturale ha contribuito a creare un vuoto che potrebbe presto mettere in pericolo la nostra stessa quotidianità. La realtà dei fatti è che abbiamo sempre più bisogno di artigiani e sempre meno persone disposte a intraprendere queste carriere. Se non agiamo ora, rischiamo di trovarci in una crisi che coinvolgerà ogni aspetto della nostra vita.

L’allarme della scarsità di artigiani: un futuro incerto per la manutenzione quotidiana

La scomparsa degli artigiani è un fenomeno che sta avanzando silenziosamente, ma con conseguenze devastanti. Secondo gli ultimi dati, il numero complessivo degli artigiani in Italia è sceso drasticamente negli ultimi dieci anni, portando a una riduzione che non sembra arrestarsi. Nel 2012, gli artigiani erano poco meno di 1,867 milioni; oggi, questo numero è crollato a circa 1,457 milioni. Se la tendenza non sarà invertita, nel prossimo decennio potremmo trovarci senza idraulici, elettricisti, o fabbri disponibili per le più semplici riparazioni domestiche.

La decadenza delle imprese artigiane: un panorama economico in trasformazione

Il calo degli artigiani è specchio di una più ampia crisi delle imprese artigiane. Le aziende di questo settore, una volta fiorenti, sono in diminuzione costante. Nel 2008, l’Italia contava quasi 1,5 milioni di imprese artigiane; oggi, ne restano appena 1,258 milioni. La contrazione è stata causata da molteplici fattori, tra cui la fusione delle piccole imprese in entità più grandi e l’incapacità di attrarre nuove generazioni di artigiani.

Più avvocati, meno idraulici: un segnale di squilibrio

Una delle manifestazioni più evidenti di questo squilibrio è il confronto tra il numero di avvocati e quello di idraulici in Italia. Attualmente, ci sono circa 237.000 avvocati contro solo 180.000 idraulici. Questo dato riflette non solo un cambiamento nelle preferenze professionali, ma anche una pericolosa distorsione del mercato del lavoro. Il risultato? Un Paese con una crescente carenza di professionisti capaci di svolgere mansioni essenziali per il nostro quotidiano.

L’estinzione delle botteghe: una perdita culturale oltre che economica

La diminuzione del numero di artigiani non ha solo conseguenze economiche, ma anche culturali. Le botteghe artigiane, un tempo cuore pulsante di città e paesi, stanno scomparendo, lasciando vuoti i quartieri e cambiando il volto delle nostre comunità. Questa perdita non riguarda solo i mestieri, ma anche la memoria storica e l’identità delle nostre città, che rischiano di trasformarsi in anonime distese di negozi di catena e centri commerciali.

Settori in controtendenza: dove l’artigianato resiste

Non tutti i settori artigiani sono in crisi. Alcuni, come quelli del benessere e dell’informatica, stanno anzi vedendo una crescita. Il numero di acconciatori, estetisti e tatuatori è in aumento, così come quello di esperti di web marketing e social media. Anche il settore alimentare mostra segnali positivi, con la proliferazione di gelaterie, gastronomie e pizzerie per asporto, soprattutto nelle città turistiche.

Il rischio di città sempre più insicure

La chiusura delle botteghe artigiane contribuisce anche al degrado urbano. I quartieri periferici e i centri storici stanno diventando sempre più deserti, con vetrine vuote e saracinesche abbassate che segnalano il declino della vita urbana. Questi luoghi non sono solo spazi commerciali, ma anche punti di incontro e di socializzazione che rafforzano il tessuto sociale delle comunità. La loro scomparsa rende le città meno vivibili e più insicure.

Un impatto devastante sugli anziani

Tra i più colpiti dalla chiusura delle botteghe ci sono gli anziani. Con meno negozi di vicinato, diventa sempre più difficile per loro accedere a beni e servizi essenziali. Questa situazione è particolarmente grave in un Paese come l’Italia, dove oltre 10 milioni di persone hanno più di 70 anni e molte di esse non dispongono di un’auto per spostarsi.

Le cause della crisi: un cambiamento nei consumi e nella società

Le cause di questa crisi sono molteplici. L’invecchiamento della popolazione artigiana e la mancanza di ricambio generazionale sono tra le principali. A ciò si aggiungono la concorrenza della grande distribuzione, l’e-commerce, e l’aumento dei costi di gestione. Ma c’è anche una responsabilità dei consumatori, che hanno abbracciato la cultura dell’usa e getta, preferendo prodotti industriali a quelli artigianali fatti su misura. Tra il 2023 e il 2012 Vercelli è stata la provincia con il -32,7% ad aver registrato la variazione negativa più elevata d’italia. Seguono Rovigo con -31%, Lucca con -30,8% e Teramo con – 30,6%. La Sicilia si piazza in 15ma posizione a livello nazionale. Con 93.865 artigiani nel 2012 e 76.349 nel 2023, registra un -18,7% (17.516 artigiani in meno). Tra le città siciliane meno “artigiane” in 23ma posizione spicca Caltanissetta, seguita da enna al 34mo posto. Su 103 province, Trapani conquista la 69ma posizione, da 9.248 artigiani nel 2012 a 7.338 nel 2023 (-20,7%). Chiude la classifica siciliana al 96mo posto, Palermo. Ma il primato di provincia artigianale più virtuosa va a Bolzano con un -6,1% di artigiani in 11 anni.

di Valeria Marrone

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