La questione della diga Trinità, situata nel territorio di Castelvetrano e utilizzata principalmente per l’irrigazione nel Trapanese, è tornata al centro del dibattito pubblico. Il Ministero delle Infrastrutture ha inviato una lettera alla Regione Sicilia per richiedere la “messa fuori esercizio” della struttura, sottolineando la necessità di una “ulteriore riduzione dei livelli di invaso”. L’invito include una drastica diminuzione del livello dell’acqua, da portare tra i 50 e i 54 metri sul livello del mare, rispetto ai 68 metri massimi consentiti in condizioni ottimali.
La decisione del Ministero si basa su “gravi carenze di sicurezza” in condizioni statiche, sismiche e di piena, oltre che su problematiche manutentive. Già dal 2022, l’invaso era stato sottoposto a limitazioni, con il livello dell’acqua autorizzato fissato a 62 metri e l’obbligo di mantenere aperte le paratie di superficie. La lettera ministeriale, inviata anche alla Prefettura di Trapani e alla Protezione Civile regionale, chiarisce che i problemi di sicurezza della diga potrebbero portare al “raggiungimento di stati limite ultimi”, anche in assenza di eventi sismici.
Il Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, guidato dal dirigente Arturo Vallone, ha già attivato un gruppo tecnico per studiare la sicurezza sismica della diga. “Non possiamo non ottemperare a quanto disposto dal Ministero. Siamo già al lavoro, insieme al Dipartimento Agricoltura e alla Protezione Civile, per individuare la soluzione più idonea per non perdere neanche una goccia d’acqua contenuta nella diga e utilizzarla a fini irrigui”, ha dichiarato Vallone. Per accelerare la messa in sicurezza, Vallone ha convocato una riunione urgente con il responsabile unico del progetto.
La deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Cristina Ciminnisi, ha espresso forti preoccupazioni per l’impatto economico e sociale della possibile chiusura della diga. “La Diga Trinità senza acqua vuol dire il tracollo di un pezzo importante dell’economia dell’intera provincia di Trapani. Il Governo venga a riferire in Parlamento e dica ai nostri agricoltori dove prenderanno l’acqua per irrigare i campi”, ha dichiarato Ciminnisi, che ha già depositato una richiesta di audizione urgente in Commissione.
Le recenti piogge che hanno alimentato gli invasi sembrano essere state vane, poiché “le paratie della diga sono aperte da giorni e l’acqua è stata scaricata in mare”. La deputata ha sottolineato come la crisi idrica potrebbe trasformarsi in una “bomba sociale”, aggravando ulteriormente la già fragile economia agricola del Belìce.