Cresce la preoccupazione per la nuova stagione epidemica del virus respiratorio sinciziale (VRS), una malattia che colpisce in modo particolare neonati e bambini piccoli, causando gravi forme di bronchiolite. Lo scorso anno il bilancio è stato drammatico, con 15mila ricoveri ospedalieri, di cui 3mila in terapia intensiva, e 16 decessi. A suscitare polemiche è stata la recente decisione del Ministero della Salute riguardo all’anticorpo monoclonale Nirsevimab, in grado di ridurre del 90% il rischio di ospedalizzazione.
Il Ministero della Salute ha infatti avviato un dialogo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per rendere disponibile il Nirsevimab a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), permettendo così la somministrazione gratuita in tutte le Regioni, senza oneri per i cittadini. La nota inviata dal Ministero alle Regioni sottolinea la necessità di trasferire il farmaco dalla fascia C (a pagamento) alla fascia A (a carico del SSN), “in considerazione dell’aumentata incidenza del VRS nella popolazione pediatrica”.
Inizialmente, il Ministero aveva escluso dalla somministrazione gratuita del farmaco le Regioni del Centro-Sud in piano di rientro dal disavanzo sanitario – Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia – sollevando un’ondata di critiche. Tuttavia, con una nuova circolare, è stato annunciato un cambio di rotta: il Nirsevimab sarà disponibile gratuitamente su tutto il territorio nazionale, pur non essendo incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questa decisione rappresenta un importante passo avanti per garantire una protezione uniforme e tempestiva ai neonati di tutto il Paese contro il virus respiratorio sinciziale.
di Valeria Marrone