La sanità Siciliana è in grave difficoltà e la carenza di medici si fa sentire sempre più in modo drammatico.
Negli ospedali dell’Isola, infatti, mancherebbero oltre 1.500 medici. Un numero allarmante che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario, perché è proprio a causa della mancanza di medici che i cittadini subiscono lunghe attese per una visita, incertezze sui tempi per un intervento chirurgico, code e caos nei Pronto soccorso.
Proprio nei pronto soccorso la situazione è particolarmente critica. Ne sono un esempio il Policlinico di Palermo, con pazienti che attendono ore prima di ricevere assistenza e reparti di emergenza sovraffollati, con un alto numero di pazienti e pochi medici in servizio.
Ma anche a Catania la situazione non è stata diversa: la mancanza di personale medico nell’ultimo anno ha portato ad un aumento delle liste d’attesa per gli interventi chirurgici, con il personale medico che è stato sottoposto a turni massacranti e i reparti di emergenza al limite.
Una condizione simile anche a Messina, al policlinico universitario “Gaetano Martino”, dove lo scorso anno i sindacati avevano proclamato lo stato di agitazione del personale, paventando azioni di protesta e giornate di sciopero con manifestazioni davanti all’assessorato alla Salute a Palermo. La causa? La cronica carenza di organico registrata nel tempo, l’assenza di OSS e i ritardi nei lavori nel pronto soccorso.
La situazione riguarda tutta la Sicilia: Trapani, Caltanissetta, Ragusa, Enna, Agrigento.
E poi ci sono realtà più piccole, come Petralia Sottana: un ospedale rimasto senza medici. Dal 2016 sono stati chiusi il punto nascite, il reparto di ginecologia e ostetricia, il reparto di ortopedia e di cardiologia. Dal 2021, invece, chiuso il reparto di pediatria e nel 2024 quello di medicina Generale.
Tuttavia, nei mesi scorsi, proprio a Petralia Sottana è nato il primo ospedale di comunità a Palermo. L’obiettivo della nuova costruzione è quello di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette più idonee alla stabilizzazione del paziente e al suo recupero, proprio per evitare quell’ingolfamento continuo delle strutture di pronto soccorso e le lunghe attese di ore e ore che portano, chiaramente, ulteriori disagi.
Contesti difficili, insomma, a cui la Regione Siciliana cerca di rimediare. E lo ha fatto, ad esempio, avviando un piano di reclutamento di medici stranieri, con professionisti assunti arrivati da paesi come Argentina, Albania e Tunisia.
Ma la carenza di medici negli ospedali siciliani non è l’unico problema. Anche la medicina di base è in crisi.
I dottori di famiglia con oltre 27 anni di laurea sono più di 3 su 4 e nel 2026 il numero dei medici di base diminuirà. Si prevede, infatti, una riduzione in Sicilia di 155 dottori di famiglia.
Insomma: c’è una vera e propria crisi da tutti i punti di vista. Le cause possono essere molteplici: la mancanza di programmazione a lungo termine può essere uno dei fattori principali.
E poi c’è il numero di posti nelle facoltà di Medicina che non è sufficiente a coprire il fabbisogno crescente, tralasciando che tantissimi giovani medici decidono per lo più di trasferirsi al Nord o all’estero, dove le condizioni di lavoro sono più favorevoli.
In un sistema già sotto pressione, la mancanza di personale infermieristico complica ulteriormente le cose. In Italia, mancano circa 10.000 infermieri, e la Sicilia è particolarmente colpita. Gli infermieri rimasti affrontano turni estenuanti e un carico di lavoro eccessivo, compromettendo la qualità dell’assistenza.
Le soluzioni finora adottate sono solo parziali. La Regione ha promesso di ampliare i posti nelle facoltà di Medicina e di incentivare i giovani medici a rimanere in Sicilia.
Misure, queste, che però richiedono tempo per produrre risultati. La popolazione invecchia e i bisogni sanitari aumentano, mettendo sempre più sotto pressione un sistema già al collasso.