Torture in carcere, un “Girone dantesco” al Pietro Cerulli di Trapani

Bastava una lamentela e il detenuto, affetto da problemi psichici, subiva torture e umiliazioni: botte, sputi, gavettoni di acqua e urina. Gli agenti in servizio al Pietro Cerulli di Trapani agivano indisturbati e soprattutto con la consapevolezza di farla franca. E così è stato. Fino a quando non sono stati incastrati dalle telecamere piazzate dopo le denunce delle vittime, una ventina in tutto. All’alba di oggi, undici poliziotti penitenziari sono stati arrestati. Altri quattordici, invece, sono stati sospesi dal servizio. Le torture e gli abusi avvenivano nel reparto Blu oggi chiuso per carenze strutturali e igienico-sanitarie. Una sorta di “Girone Dantesco”, come ha sottolineato il procuratore Gabriele Paci che ha coordinato le indagini, condotte dal Nucleo investigativo della polizia penitenziaria. Lì. in quella terra di nessuno, dove venivano condotti i reclusi che dovevano state in isolamento, non c’erano telecamere. Non casi di violenza isolata – come ha sottolineato il procuratore – ma un vero e proprio metodo per mantenere l’ordine in quella zona dell’istituto penitenziario. Fatti accaduti tra il 2021 e il 2023.

“L’ordinamento carcerario – ha detto Ezio Giacalone, comandante del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria – prevede l’uso legittimo delle forza, ma qui si andava ben oltre”.

Gli indagati, inoltre, redigevano false relazioni di servizio per calunniare i detenuti. Relazioni che venivano poi trasmesse alla Procura come notizie di reato.

Le torture e gli abusi avvenivano, come rilevato dal procuratore Paci, all’insaputa della Direzione del Pietro Cerulli. Gli agenti responsabili degli episodi contestati, però, erano anche protetti dal silenzio dei colleghi che sapevano e oltre a non intervenire, nemmeno denunciavano. Ora sono indagati.