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Trapani ed i suoi luoghi: la storia della “Chiazza” e della fontana di Venere

Il viaggio alla scoperta di uno dei monumenti simbolo di Trapani e della piazza che per anni è stato cuore pulsante della città.

di Mario Torrente

Scendendo dalla scala che porta nella spiaggia, ad inizio del lungomare, si vede ancora la data: 1877. Questo fu l’anno in cui, dopo la demolizione delle mura, iniziò la costruzione del Mercato del Pesce nell’area dove anticamente sorgeva il macello della città. Infatti qui in origine c’era una porta chiamata della “Bocceria”. Ed a quanto pare, per realizzare la spianata semicircolare, dove poi venne costruito il porticato della Chiazza, vennero in parte utilizzati i materiali di scarto provenienti dalle mura demolite, guadagnando così un po’ di spazio dal mare e delimitando la piazza con la sua caratteristica forma rotonda.

Come invece ricordato dall’architetto Giampiero Musmeci, il tratto che va da piazza Mercato del Pesce a Palazzo D’Alì è invece degli anni ’60. La Regione realizzò il tratto dal Comune al Cavallino Bianco demolendo Caserma e Poligono di Tiro che finiva a mare. L’amministrazione comunale completò il tratto mancante anche perché c’erano state tante lamentele per via del fatto che il mare in tempesta in questo tratto faceva cedere l’antico muro della città e irrompeva nei palazzi che avevano affaccio principale sulla via Garibaldi”.

Piccola curiosità. La fontana della Chiazza, che rappresenta la dea Venere, inizialmente, non appena arrivò a Trapani, venne collocata nell’area dove oggi c’è la Casina della Palmme, lo “square”, che sta per piazza all’inglese. Si tratta del luogo davanti il porto lungo quella che oggi è la via Ammiraglio Staiti, dove successivamente fu costruita la Casina delle Palme. La statua di Venere venne trasferita nella posizione attuale in seguito alla demolizione delle mura nel lato di Tramontana e l’edificazione dell’esedra del Marcato del Pesce in base alla deliberata datata 27 marzo 1876.

Insomma, la statua di Venere sta al centro della piazza da quasi 150 anni. Tra l’altro l’architetto Giampiero Musmeci in passato si è interessato di piazza Mercato del Pesche e della fontana di Venere, avendo realizzato sia una sintesi, nel 2011, sulla “storia” e la provenienza del monumento, sia una relazione per il restauro conservativo della fontana storica della Val D’osne a Trapani a cura della Fondazione Neri Museo Italiano della Ghisa al Museo Italiano della Ghisa che porta la data del 4 luglio 2008.

Tra l’altro nelle scorse settimane, dopo avere appreso dell’intenzione dell’amministrazione comunale di Trapani di restaurare, in collaborazione con Italia Nostra e la Fondazione Architetti nel Mediterraneo a Trapani “Francesco La Grassa”, la fontana di Venere, da un po’ di anni piuttosto malmessa, l’architetto Musmeci ha messo a disposizione il suo studio “quale contributo culturale gratuito e disinteressato, nella qualità di cittadino trapanese”.

Un materiale, già trasmesso agli uffici del Comune di Trapani, che l’architetto Musmeci si è detto pronto a condividere ai progettisti del restauro e dove si evince le condizioni dell’opera al 2008, di cui dispone ampia documentazione fotografica. “Un contributo gratuito e disinteressato, con sola preghiera di citare la fonte, in caso di utilizzo”, ha tenuto a puntualizzare Giampiero Musmeci, che nelle sua relazione del 2011 ha ricordato come la fontana di piazza mercato del pesce rappresenti “uno dei più importanti esempi di manufatto in ghisa del genere presenti in Italia. Unico esemplare in Sicilia, ed uno dei pochissimi in Italia. Nel mezzogiorno d’Italia di fontane monumentali se ne riscontrano a Napoli, a Catanzaro ed una molto simile a quella di Trapani – ha spiegato l’architetto Musmeci – si trova nella piccola città di Scurcola Marsicana in provincia di L’Aquila in Abruzzo. La fontana, fusa nella seconda metà del 1800, è stata realizzata da una famosa fonderia francese della Val D’Osne nell’Alta Marna, nelle Ardenne, la Sociètè Anonym des Haut-Forneaux & Fonderies du Val-Dosne ed appare sul catalogo della Società conservato presso il Museo Italiano della Ghisa della Città di Longiano in provincia di Forlì-Cesena in Emilia Romagna, realizzato nel 1998 dalla Fondazione Neri”.

Si tratta insomma di un autentico “gioiellino” che andrebbe preservato e valorizzato per come merita. Tra l’altro la statua, conosciuta a Trapani come “La Signora Fontana”, in realtà e rappresenta la Venus sortant du Bain, “una riproduzione di una celebre opera in marmo – ha ricordato Giampiero Musmeci – realizzata nel 1767 dallo scultore francese Chistophe-Gabriel Allegrain (1710-1795) e attualmente conservata presso il Museo del Louvre, posta su un basamento caratterizzato da quattro grandi mascheroni antropomorfi che emettevano getti d’acqua raccolti dal sottostante blocco costituito da quattro vasche sospese. Le composizioni delle fontane della Val D’Osne, potevano essere variate a scelta della committenza assemblando diversi modelli di statue ed altrettanti modelli di mascheroni o delle vasche di raccolta, disponibili nel catalogo tra innumerevoli soluzioni. La produzione della Val D’Osne arrivò ad offrire oltre cento tipologie di fontane ed ottocentocinquanta modelli di statue”.

Intanto, proprio in questi giorni, si dovrebbe tenere un nuovo sopralluogo propedeutico al restauro, da parte del Comune di Trapani, della statua e della fontana di Venere. La sezione di Trapani di Italia Nostra e la Fondazione Architetti nel Mediterraneo “Francesco La Grassa” si sono detti disponibili a donare un progetto di recupero per permettere al monumento della Chiazza di tornare a vedere sgorgare l’acqua dai suoi satiri, sistemando anche la statua che rappresenta la dea Venere.

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