Avrebbero fatto parte della rete dei fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, deceduto lo scorso mese di settembre. Sono tre le persone arrestate questa mattina nel corso di un blitz messo a segno a Mazara del Vallo dai Carabinieri del Ros, di concerto con i colleghi del comando provinciale di Trapani.
Si tratta dell’imprenditore mazarese Giovanni Vassallo, finito ai domiciliari, Emilio Alario e Giuseppe Lodato, entrambi in carcere. Dalle indagini, coordinate dalla Procura di Palermo che sta cercando di ricostruire la rete di affari del boss e gli spostamenti durante la latitanza, è spuntata fuori pure una pista che porta in Tunisia. Messina Denaro era infatti in cerca di un covo nel paese nordafricano.
Ad attivarsi per trovare il nascondiglio sarebbe stato l’imprenditore partannese Domenico Scimonelli, attualmente in carcere dove sta scontando una pena per l’omicidio di Salvatore Lombardo avvenuto nel 2009, che avrebbe contattato l’imprenditore Giovanni Vassallo, già socio di Giuseppe Gricoli. Stando a quanto emerso dalle ricostruzioni degli investigatori, Vassallo, si sarebbe occupato di gestire le comunicazioni del boss e l’aspetto economico.
Un episodio, in particolare, avrebbe confermato quest’ultimo dettaglio: Giovanni Vassallo sarebbe stato individuato come il responsabile di una rapina avvenuta a Palermo nel 2015, dove il bottino – stando alla versione del pentitoAttilio Fogazza – sarebbe finito proprio nelle casse della famiglia del boss di Castelvetrano. Vassallo, dal 2012, avrebbe fatto parte del gruppo che organizzava gli incontri di Messina Denaro con altri uomini d’onore.
L’imprenditore avrebbe anche avuto stretti rapporti con boss del mandamento di Mazara tra cui Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agata, Luca Burzotta e Dario Messina. Anche Alario, come Vassallo, è accusato di associazione mafiosa ed è stato condannato in via definitiva per aver fatto parte del mandamento. Mentre Lodato, l’altro in carcere, è suo genero.
Le indagini hanno anche fatto emergere altri episodi che hanno coinvolto i tre indagati: dall’intermediazione nella compravendita di un fondo agricolo, all’interessamento per far assumere manodopera in una ditta che si era aggiudicata di lavori per il depuratore di Campobello di Mazara, dall’intervento in una procedura giudiziaria per rilevare un terreno di una società fallita all’intervento per fare saldare un debito in favore di un protetto dalla mafia.