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venerdì, Marzo 29, 2024
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Bancarotta fraudolenta, in tre ai domiciliari

Si tratta di tre imprenditori trapanesi titolari di due note società operanti nel settore della ristorazione

Bancarotta fraudolenta. Con quest’accusa sono finiti ai domiciliari tre noti imprenditori trapanesi proprietari di due società attive nel settore della ristorazione. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Trapani, è stata eseguita questa mattina dai militari della Guardia di Finanza. Alla base del provvedimento l’accertato dissesto di due note società trapanesi del settore della ristorazione, la “Bar Ristorante Panorama” srl e la “Panorama Ricevimenti” srl, dichiarate fallite dal Tribunale di Trapani, rispettivamente nel marzo del 2016 e nel maggio del 2018. Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle hanno evidenziato che la prima delle due società, inizialmente in floride condizioni economico-finanziaria sotto la guida dell’anziano fondatore, ha cominciato a manifestare un lento e progressivo declino a seguito dell’estromissione dell’originario titolare dalla sua gestione, che è stata assunta dai due figli e dal genero. Sarebbero stati loro – secondo gli inquirenti – dopo aver costituito una nuova società avente il medesimo oggetto sociale a determinare il dissesto dell’attività economica appropriandosi illecitamente, con prelievi ingiustificati, di somme incamerate nelle casse societarie, utilizzate come una sorta di “bancomat personale”. Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno permesso di accertare che la nuova società era stata ideata e costituita al solo fine di continuare ad impoverire il ramo d’azienda della prima società fallita drenando le sue disponibilità finanziarie. E’ stata infatti ricostruita una rilevante distrazione patrimoniale per un importo complessivo di circa 1.700.000 euro, commessa dagli indagati nella qualità di amministratori formali e occulti delle due fallite società, attraverso – tra l’altro – prelievi ingiustificati per circa 900 mila euro e con la distrazione del ramo d’azienda della prima società fallita, del valore di circa 700 mila euro, utilizzato dalla seconda in assenza di qualsiasi contratto di cessione o affitto e, comunque, senza la corresponsione di alcun compenso.

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