Il TAR rigetta il ricorso contro la “mozione antifascista” del consiglio comunale di Trapani

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Il pronunciamento non sorprende, altri giudici amministrativi e la giustizia ordinaria avevano già stabilito l’ammissibilità e la prevalenza dei principi costituzionali in atti amministrativi

di Fabio Pace

Per il TAR di Palermo la mozione approvata dal Consiglio Comunale di Trapani non è illegittima. Pertanto il ricorso contro l’atto consiliare, presentato dai due esponenti politici della destra trapanese, Michele Rallo e Giuseppe Bica va rigettato. Rallo e Bica si erano appellati alla decisione del consiglio comunale di Trapani di inserire nella richiesta di occupazione di suolo pubblico una dichiarazione di fedeltà ai principi costituzionali di antifascismo e antinazismo. Il pronunciamento del TAR, in verità, non è sorprendente. La questione era già stata risolta in questa direzione da precedenti sentenze amministrative e della magistratura ordinaria in altri comuni italiani. Del resto la mozione del consiglio richiama valori fondanti e principi della Costituzione e non può essere consentito, nel nome di essa, che ci si professi fascisti o che si ripudi una dichiarazione di antifascismo. «La Costituzione italiana va rispettata, i principi e i valori che ne sono contenuti di “ripudiare il fascismo ed il nazismo” e, conseguentemente, il divieto di professare, fare propaganda di ideologie fasciste e/o naziste, vanno applicati». È questo il commento della locale sezione dell’ANPI, l’associazione partigiani che «esprime tutta la sua soddisfazione per questa vittoria dei valori democratici». L’ANPI rivolge un plauso a quei consiglieri che hanno votato la mozione che non si sono lasciati trascinare «da quella minoranza del consiglio che per convinzione, o per “paura” di conseguenze, nascondendosi dietro una presunta “libertà di espressione”, ne ha osteggiato il cammino». Durissimo il commento finale del comunicato ANPI che bolla Rallo e Bica come «due esponenti politici di una destra nostalgica e reazionaria». «A questi due ricorrenti che si erano affidati ad un altro noto personaggio di quella consorteria neofascista come l’avv. Augusto Sinagra – conclude l’ANPI –, non rimane che il silenzio».

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