Contestata la sospensione dei colloqui con i propri cari detenuti. Chiedono per loro indulto, amnistia o arresti domiciliari.

Fabio Pace

Una cinquantina di persone ieri pomeriggio hanno protestato davanti la Casa Circondariale “Pietro Cerulli” contro le nuove disposizioni, più stringenti, del Governo Nazionale, per evitare il diffondersi del coronavirus. A far scoppiare i malumori la sospensione dei colloqui tra familiari e detenuti, fin o al prossimo 3 aprile. Alcuni striscioni sono stati affissi di fronte all’ingresso delle carceri. La protesta si è poi spostata alle spalle della struttura carceraria, sull’angolo nord ovest delle mura di cinta, su via Ulisse, dove si apre un terreno non edificato e su cui si affacciano, sia pure da molto lontano, le finestre di un padiglione. I familiari dei detenuti, oltre a contestare l’interruzione dei colloqui, temono anche per la salute dei loro familiari e per una ipotetica diffusione del coronavirus dietro le sbarre. Uno scenario certamente preoccupante ma che per il momento si limita ad un solo caso di positività di un agente di polizia penitenziaria in Veneto, prontamente isolato. Ieri però è stata, a macchia di leopardo, la giornata della protesta nelle carceri, a Salerno, Modena, Pavia, Frosinone, Napoli e Palermo. A Modena e Salerno anche con disordini seri, a Pavia con il sequestro di due agenti da parte dei detenuti, poi risolto. A Trapani la contestazione è rimasta nei binari della protesta civile, sia pure animata da richieste urlate, per farsi sentire all’interno del carcere. I familiari hanno avanzato le loro richieste, invero di difficile attuazione, come la scarcerazione dei loro cari, in forma di indulto o amnistia straordinaria, o in alternativa un provvedimento che possa mettere i loro familiari agli arresti domiciliari; comunque regole meno stringenti per i colloqui. Presenti sul posto il comandante della polizia penitenziaria Peppe Romano, pattuglie dei carabinieri e della polizia, agenti dell’UIGOS. La Casa Circondariale “Pietro Cerulli” cercherà di organizzarsi nei prossimi giorni per offrire la possibilità ai detenuti di poter contattare le famiglie tramite Skype e telefonicamente. La protesta, al momento, appare, rientrata.

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