Per il Comitato Tecnico Scientifico della Regione Siciliana ridurre i casi di covid-19 significa non stressare le strutture sanitarie e consentirne la massima efficienza a beneficio di tutti.

La notizia che altri due pazienti ricoverati al Sant’Antonio Abate di Trapani per Covid-19 hanno lasciato il reparto di Rianimazione perché hanno ripreso a respirare autonomamente lascia intuire come il lavoro dei medici, se non sovraccaricato di casi gravi, può lentamente condurre su un percorso di guarigione. I pazienti, uno di Paceco, di 83 anni, e uno di Salemi, di 58 anni, si trovano ora nel reparto di Pneumologia dove verranno seguiti fino alla completa negativizzazione dei tamponi. Nei giorni scorsi un altro paziente era stato “estubato” e aveva abbandonato la ventilazione meccanica. Il dato trapanese non è, per fortuna, isolato. Nell’ultima settimana la rete delle Terapie intensive (Rianimazioni) attivate in Sicilia, per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 che sono andati incontro a grave insufficienza respiratoria e ventilazione controllata con intubazione, ha fatto registrare il recupero della funzione ventilatoria autonoma in una percentuale che oscilla dal 20 al 40 per cento dei pazienti. La rilevazione statistica (la medicina è fatta anche di analisi dei numeri) è stata posta in evidenza dal Comitato tecnico scientifico istituto dalla Regione Siciliana per l’emergenza Coronavirus. «Tale dato – sottolineano gli esperti – fa ben sperare perché è in linea con i migliori dati nazionali e conferma che un trattamento nei tempi giusti e con risorse disponibili può permettere risultati in termini di salute pubblica altrimenti non raggiungibili». Tradotto: in Sicilia grazie all’isolamento e al contenimento dei contagi le strutture sanitarie non sono state messe sotto stress e sono state in grado di rispondere in maniera efficace. Quindi: isolamento equivale a meno malati, che equivale a maggiore efficienza delle rianimazioni e terapie intensive. Il Comitato specifica dunque che «il contenimento della pandemia e lo “stare a casa” stanno permettendo una adeguata e corretta assistenza nelle nostre Terapie intensive, ma invitiamo tutti a non abbassare la guardia e continuare a rispettare le regole».