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martedì, Marzo 19, 2024
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Crolla il settore Wedding ed Eventi. Nasce un comitato spontaneo che si rivolge ai Governi nazionale e siciliano per chiedere aiuti

“Nessuna attenzione per il nostro comparto – che produce 25 miliardi di fatturato annuo – da parte  del Governo. Nessuna certezza sulla ripartenza, nessun ascolto e soprattutto nessun aiuto e sostegno economico”. A dirlo è Luca Damiani, gestore di un noto Atelier a Marsala e promotore, assieme a Umberto Sciacca e Barbara Mirabella, di ‘Italian Wedding Industry’, un comitato spontaneo cui hanno aderito 3.100 gestori di attività legate al Wedding in tutta Italia, e che hanno deciso di rivolgersi con due distinti documenti, al Governo nazionale e a quello regionale, per organizzare una vera ripartenza. “L’associazione si è costituita i primi di marzo a Palermo – dice Luca – e si è diffusa a macchia d’olio passando dai 400 iscritti iniziali a 3.100: si tratta di negozianti che vanno dall’Alto Adige a  Pantelleria, e che nel giro di due giorni ha raggiunto 825 iscritti, con le rispettive firme di operatori siciliani. Il loro documento è stato intitolato “UNITI PER RECUPERARE NELLA FASE 2” e raggruppa, appunto, con la doppia destinazione del Governo Regionale e quello Nazionale, il grido d’aiuto degli imprenditori del settore eventi. Una lettera che ha generato migliaia di firme per ottenere un tavolo di confronto immediato: “Non lasciateci soli, vogliamo continuare a valorizzare l’Italia con i nostri eventi e dare lavoro a intere famiglie”. Si tratta di un movimento trasversale di operatori del settore wedding, congress ed events, con l’obiettivo di recuperare, già nella fase 2 della pandemia da COVID 19, le gravi perdite subite dal comparto produttivo che genera migliaia di posti di lavoro in modo crescente ogni anno. La lettera contiene parole capaci di scuotere gli animi, suscitando immediati consensi e la sottoscrizione da parte dei più prestigiosi brand italiani che si occupano di produzione di abiti da sposa, sposo e cerimonia, fino a tutti gli operatori della filiera eventi e congressi, per provare insieme a suggerire delle soluzioni immediate. “Noi operatori del comparto eventi – si legge testualmente nella missiva – siamo e resteremo il settore più colpito dalla crisi economica dovuta alla pandemia da COVID-19, ma soprattutto trascurato dal Governo nazionale, che immagina di collocarci alla cosiddetta fase 3, senza la previsione di alcune misure di contenimento, oltre ai meri crediti da chiedere alle banche, con le più basse tutele in assoluto, visti i nostri contratti di lavoro che per talune categorie sono spesso “stagionali” e “a chiamata”, con zero tutele da parte dello Stato. Bisogna tenere in conto che per ogni decreto del governo, che proroga il lock-down di settimane, le nostre imprese rischiano di registrare disdette di mesi”. Un grido d’allarme che, nella logica del “fare”, si tramuta in progetto condiviso, per portare sul tavolo del confronto con il governo nazionale le prime ipotesi d’istanza in modo da evitare il collasso di un sistema che raggruppa, insieme con le loro famiglie, migliaia di professionisti: hotel, società di catering, location per eventi, atelier, fotografi e cineoperatori, musicisti, fiorai, event manager, agenzie di comunicazione, wedding planner, stilisti, produttori, parrucchieri ed estetisti, industrie, service audio luci, negozi di liste nozze, allestitori, artigiani, arredatori, mobilieri, scenografi, specialisti nella produzione di abbigliamento e gadget personalizzati, pubblicitari, event designer, editori e tanti altri.  Queste le PROPOSTE contenute nella lettera:

1) Date certe, e chiare regole di salvaguardia, compatibili con la sicurezza sanitaria, per la riapertura di tutte le attività aggregative: fiere, congressi, eventi, festeggiamenti, manifestazioni conviviali in genere, che possano consentire un’adeguata programmazione e la riapertura della raccolta di prenotazioni per i servizi di ciascun settore merceologico.

2) Finanziamenti a fondo perduto sulla base della diminuzione di fatturato rispetto allo scorso anno.

3) Sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare a lavoro.

4) Misure a protezione dei titoli bancari che nei mesi di chiusura non sono stati e non saranno pagati e per quelli a scadere nei 30 giorni successivi alla riapertura delle nostre attività

5) Un anno bianco, cioè di sospensione di ogni tipo di tassazione che, senza fatturato, non saremo in grado di pagare, IVA inclusa.

6) Misure a sostegno di mutui e leasing che le aziende non sono state in grado di pagare in questi mesi di chiusura che non si limitino alla sola sospensione delle quote capitale a fronte di quote interessi che continuano a maturare a favore degli istituiti di credito e a danno di un sistema di imprese già in ampia sofferenza.

7) Indennizzi sugli oneri di magazzino da calcolare sulle rimanenze degli acquisti relativi all’anno 2019.

8) Sostegno e valorizzazione alle fiere nazionali e regionali, ai congressi ed eventi maggiormente aggregativi, che si svolgono sul territorio della regione, data l’attuale impossibilità alla promozione nelle fiere del mercato esterno.

9) Possibilità di prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti fino al 31/12/2020.

10) Tutela dei dipendenti stagionali, che a causa degli annullamenti degli eventi, rimarranno disoccupati per la stagione 2020.

11) Misure a sostegno degli affitti, a vantaggio dei locatari con l’obbligo di rinegoziare canoni affitto più bassi in proporzione alle riduzioni di fatturato subite.

12) Introduzione di un’indennità per i lavoratori autonomi a protezione della perdita di fatturato.

13) Relativamente ai progetti in corso con concessione di contributi (es. PO FESR) assegnati:    

• Congrua Proroga di tutte le scadenze previste per la conclusione dei progetti PO FESR con particolare riguardo alle misure dedicate alle start up, rispetto ai tempi compatibili alla loro conclusione (quindi, realisticamente, ben oltre il termine ipotizzato per settembre);

• Liquidare senza indugio i pagamenti degli stati di avanzamento finora realizzati a prescindere dall’importo maturato, per consentirne la conclusione.

14) Permettere l’apertura immediata di attività di eventi e di ristorazione che si possano svolgere all’aperto nel pieno rispetto delle distanze e dispositivi di sicurezza.

15) Rimborso delle spese sostenute per la produzione di allestimenti personalizzati che dovevano essere impiegati in fiere, congressi e manifestazioni varie, le quali sono state rinviate o addirittura annullati a causa dell’improvvisa emergenza Covid – 19 oltre di tutti i costi sostenuti per i trasporti, le prenotazioni alberghiere e viaggi relativi alla partecipazione o all’allestimento di congressi, fiere ed eventi.

16) Incentivi a Fondo Perduto per il rifacimento/adeguamento degli impianti di climatizzazione/ricambio/sanificazione dell’aria per ambienti interni ed esterni. Attualmente lo Stato con il D.L. del 17 marzo 2020, n.18, riconosce solo un credito d’imposta per massimo 20.000 euro e fino all’esaurimento dell’importo di 50 milioni di euro per tutt’Italia.

17) Consentire l’accesso al credito (assistito da garanzia statale/regionale/MCC/SACE) anche ad imprese che hanno posizioni in “sofferenza” nel sistema bancario, spesso dovute a contenziosi con una sola Banca (anatocismo o altro) ma che sono attive sul mercato e presentano bilanci sani e fatturati adeguati.

18) Reinserimento dei Voucher per i lavoratori ” “extra” con limiti di importo che dovranno necessariamente essere più alti, sia per l’impresa sia per il singolo lavoratore, rispetto a quelli avuti in passato (si ridurrebbe drasticamente il lavoro in nero) con vantaggi per entrambi ed anche per gli Enti.

19) Autorizzazione alla realizzazione dei fuochi pirotecnici, ove previsti, fuori dai centri abitati ma in posizioni visibili alla cittadinanza per evitare assembramenti.

“Dopo più di un mese di stasi totale, è forte adesso la voglia di riscatto per un settore vitale per l’economia del nostro Paese, visto il drammatico crollo dell’85 per cento dei fatturati nel primo trimestre dell’anno in corso, che, senza la tempestiva riorganizzazione, si preannuncia ancora più grave alla fine del periodo di chiusura totale, con una perdita superiore ai 24 miliardi – si legge in conclusione della lettera – . C’è una vera e propria event industry che genera lavoro in tutta Italia e che, in questa drammatica fase, ha azzerato il proprio fatturato. Questo non solo non va ignorato, ma ricordiamo che è forte il bisogno di un intervento immediato e concreto che vada oltre la defiscalizzazione e il credito di imposta, perché per una ripartenza della nazione intera, c’è soprattutto bisogno del lavoro di chi quotidianamente si impegna a valorizzare il patrimonio italiano, con la immutata voglia di “emozionarsi ed emozionare”.

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