di Fabio Pace

Renato Salone e Francesca Paola Maltese, coniugi trapanesi, entrambi medici, nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio 2019 furono vittime di una rapina in casa, messa a segno da sei malviventi. Furono legati, minacciati di morte, e la signora Paola anche narcotizzata. Hanno scritto una lettera al CSM, al Dipartimento della Amministrazione penitenziaria, al Tribunale di sorveglianza di Palermo, nella quale contestano il provvedimento con il quale uno dei presunti responsabili, il trapanese Francesco Cammareri, 43 anni, è stato recentemente posto agli arresti domiciliari. Ricordano i due medici Cammareri sarebbe stato identificato, dagli investigatori della squadra mobile di Trapani, per tramite le tracce di DNA lasciate su una sigaretta e su delle fascette da elettricista e quindi arrestato. Scrivono i due che l’uomo non ha mai fatto i nomi dei cinque complici, che avrebbe da scontare una pena fino al 2031 per reati commessi prima della rapina del gennaio 2019, e che era stato beneficiato degli arresti domiciliari per le sue precarie condizioni visive che lo qualificavano come “non vedente”. «E proprio violando gli arresti domiciliari e ricorrendo a non sappiano quali doti extrasensoriali» scrivono con malcelata, amara, ironia i coniugi Salone «venne a trovarsi in piedi nella nostra abitazione in combutta o a capo dei cinque malfattori». Renato Salone e Francesca Paola Maltese nella lettera a CSM, DAP e Tribunale di Sorveglianza censurano «con energia il provvedimento con cui qualche illuminato organo giurisdizionale ha ridato gli arresti domiciliari a questo malvivente ricollocandolo nel suo ambiente e dandogli nuovamente la possibilità di delinquere». I coniugi Salone chiedono agli organismi in indirizzo e «a chi ha attenuato con gli arresti domiciliari la effettiva misura restrittiva nelle patrie galere, se ha letto il curriculum del Cammareri, se si sia reso conto che al tempo in cui godeva gli arresti domiciliari li ha violato facendo, organizzando, capeggiando la rapina; se effettivamente non vedente come abbia fatto a partecipare a questa rapina; se con la nuova, attuale concessione degli arresti domiciliari non continuerà a commettere, come in passato, altri reati; se ci veda oppure no; se sia falso o meno in punto quanto certificato dai medici». Al di là delle considerazioni per le personali sofferenze di chi ha subito un male ingiusto, le vittime della rapina pongono una questione: se sia stata razionalmente applicata la legge in questa materia. Chiedono pertanto un «doveroso intervento da parte dei destinatari della lettera» perché siano presi consequenziali «immediati provvedimenti revocatori ed ispettivi».