Giuseppe Romano, comandante del Carcere di Trapani, incassa la solidarietà del Sindacato Autonomo Polizia PEnitenziaria, pur non entrando il segretario generale, Donato Capece, nel merito della vicenda giudiziaria. Il riferimento è all’avviso della conclusione delle indagini nei confronti di Romano, accusato dalla Procura di Trapani di procurata evasione per la fuga del detenuto albanese Luca Leke, avvenuta il 24 giugno dello scorso anno. Non un giudizio sulla indagine, quello del sindacato, ma sulla persona e sul professionista Giuseppe Romano che, ad avviso del SAPPE, «ha dimostrato sempre di avere una grande capacità di equilibrio nel contemperare la sicurezza con il trattamento dei detenuti». Nel comunicato segue poi una sintesi, efficace, dobbiamo ammettere, delle circostanze operative in cui Romano, e tutti i suoi colleghi della Polizia Penitenziaria operano da oltre 10 anni: nonostante la gravissima carenza di personale di Polizia Penitenziaria più volte denunciata e l’aumento esponenziale del numero dei detenuti; nonostante le carenze strutturali e i ritardi biblici nella risoluzione dei problemi di cui gli stessi uffici superiori sono stati sempre a conoscenza; nonostante le deficienze di un sistema sordo ad ogni richiesta di aiuto da parte dei Comandanti degli Istituti di Pena costretti a lavorare tra problematiche strutturali difficilmente risolvibili con una percentuale altissima di detenuti affetti da patologie psichiatriche, tra aggressioni e tensioni continue. A proposito delle condizioni del carcere di Trapani il SAPPE, pur non mettendo la vicenda in correlazione con la fuga di Luca Leke, scrive: «aspettiamo ancora l’inizio dei lavori del mega progetto sulla ristrutturazione del muro di cinta da parte del DAP». «Si ha l’impressione – conclude il sindacato – che si voglia trovare necessariamente un capro espiatorio». In questo caso il capro sarebbe il comandante Romano. «Nonostante tutto confidiamo nella magistratura trapanese che saprà di certo giudicare con obiettività i fatti successi».