La giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità è una ricorrenza delle Nazioni Unite che si celebra ogni 17 giugno Lo scopo è promuovere la consapevolezza degli sforzi internazionali per combattere la desertificazione e gli effetti della siccità. Può apparire un problema lontano dalla nostra realtà, ma non è così. La Sicilia è una delle regioni italiane maggiormente investite dai cambiamenti climatici e ad alto rischio di desertificazione. Lo dimostrano ripetuti studi delle Università Siciliane, dell’ARPA Sicilia e dell’ISPRA. Nel periodo 1921-2000 (periodo validato da rilievi metereologici certi) l’andamento delle precipitazioni medie annue della Regione Sicilia dimostrano che nell’arco di 80 anni sono andati perduti circa 200 mm di pioggia, passando da 800 mm a 600 mm. Parafrasando un pensiero di Leonardo Sciascia possiamo affermare che anche da punto di vista geologico e botanico avanza la linea della palma. La Sicilia entro il 2050 rischia di essere simile alle regioni del nordafrica. Gli indici di aridità, siccità e perdita di suolo, dalla sovrapposizione dei quali si ottiene la “carta della vulnerabilità alla desertificazione”, parlano chiaro: durante la prima metà del XX Secolo ben il 74,7% del territorio siciliano presentava un’alta sensibilità alla desertificazione. Il 14,8% dei terreni era mediamente sensibile, il 2,4% potenziale e solo il 4,5 % non sensibile alla desertificazione, percentuale che si concentra sui monti Peloritani e nell’area etnea. Le aree a maggiore rischio sono concentrate nella Sicilia Occidentale. Tutta la provincia di Trapani è ad alta sensibilità di desertificazione, tranne le aree montane e dell’area dello zingaro dove il rischio scende a mediamente sensibile. Ma cosa si intende esattamente per “desertificazione”? Non, per esempio, l’avanzata naturale dei deserti, fenomeno che si chiama “desertizzazione”, ma piuttosto la trasformazione di un terreno produttivo in terreno inerte, risultato dell’erosione del suolo ad opera dell’uomo: quindi cattiva gestione delle coltivazioni, grandi pascoli, disboscamenti, utilizzo irrazionale delle risorse idriche. Tutti fenomeni fortemente antropici, provocati cioè dall’uomo.