Il laboratorio dell'indagato Roberto Sparacio (Ph: estratto da filmato Polizia di Stato - Archivio Telesud)

Roberto Sparacio, 51 anni l’ingegnere informatico palermitano, ma residente a Pantelleria, che nel 2018 ferì a una mano un ispettore della Polizia di Stato in servizio alla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, attraverso una chiavetta usb esplosiva è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione dal Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Trapani, Emanuele Cersosimo. A Sparacio, nel corso del giudizio abbreviato, è stata riconosciuta, come richiesto dal suo legale, la semi – infermità mentale. Il PM aveva chiesto una pena di 6 anni e 4 mesi. Un procedimento che si è avvalso di diverse perizie tecniche da parte di psichiatri e psicologi incaricati da tutte le parti: accusa, difesa, GUP. Le indagini e quindi il processo, hanno accertato che Sparacio aveva spedito la chiavetta esplosiva all’avvocato Monica Maragno per una sorta di vendetta legata a contenziosi giudiziari di natura civilistica. L’avvocato però consegnò la busta alla Procura non riconoscendo l’invio. Le indagini hanno accertato che Sparacio aveva già colpito allo stesso modo sia a Pantelleria, nei confronti di un suo dipendente che rimase ustionato da un composto chimico cosparso sul sedile della sua auto, che a Palermo, dove con un pen drive esplosivo fu ferito un giovane. I motivi erano più o meno simili: contenziosi di natura privata irrisolti o cause civili perse in tribunale. A Pantelleria gli investigatori scoprirono un laboratorio ricavato in locali di pertinenza del professionista dove miscelava sostanze chimiche ed esplosive e dove avrebbe confezionato gli ordigni, ben più che artigianali. Sparacio è stato condannato anche al risarcimento della parti civili e alla fine della detenzione dovrà trascorrere un altro anno di terapia in una casa di cura e custodia,