L’operazione della squadra mobile di Trapani, stamani all’alba, ha impegnato 90 uomini, unità cinofile ed elicotteri. Perquisite decine di abitazioni. Quattordici i destinatari dell’ordinanza della DDA di Palermo

di Fabio Pace

Vito Gondola, il defunto reggente della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, sarebbe stato sostenuto nel suo ruolo da Giuseppe CALCAGNO, 46 anni, e Marco MANZO, 55 anni, pregiudicato, entrambi di Campobello di Mazara. Sono i principali indagati della operazione ERMES fase III condotta stamani all’alba dagli uomini della Squadra Mobile di Trapani. Su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo oltre agli arresti di Calcagno e Manzo sono state notificate informazioni di garanzia ed eseguite perquisizioni nei territori di Marsala, Mazara del Vallo e Castelvetrano nei confronti di altre 12 persone indagate a vario titolo per associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi, favoreggiamento della latitanza del boss mafioso Matteo MESSINA DENARO. La perquisizione è stata disposta dai magistrati anche per la residenza anagrafica del latitante, in pratica casa della madre. L’indagine ha posto in evidenza i legami e gli interessi economici del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, retto da Vito Gondola, morto nel luglio del 2017, con uomini d’onore delle famiglie di Marsala, di Campobello di Mazara e di Castelvetrano. Gli investigatori hanno cristallizzato con intercettazioni e immagini alcuni incontri riservati dove attraverso lo scambio di “pizzini” si decidevano estorsioni nella compravendita di fondi agricoli e nell’esecuzione di lavori pubblici. Le decisioni su alcune estorsioni venivano assunte su indicazione diretta di Matteo MESSINA DENARO. Calcagno sarebbe stato un esecutore diretto degli ordini di Vito Gondola e insieme postino di “pizzini” e comunicazioni riservate di Messina Denaro. Manzo si è imposto nel territorio quale imprenditore del settore di carburanti in posizione dominante in forza dalla sua appartenenza a “cosa nostra”. È anche indagato, per aver costretto, con l’intimidazione mafiosa, un dipendente di una società per la vendita di carburanti di Campobello di Mazara a rassegnare le dimissioni, rinunciando al pagamento degli stipendi arretrati ed alle altre spettanze. In passato Marco manzo era stato condannato per aver favorito la latitanza del boss mafioso Vincenzo SINACORI e per danneggiamento aggravato ai danni dell’abitazione di un consigliere comunale di Castelvetrano del PD, colpevole solo di aver dichiarato pubblicamente di sperare in una rapida cattura di Matteo Messina Denaro.