Un ricorso per Cassazione contro una perquisizione domiciliare apre uno squarcio su una inchiesta della procura di Trapani relativa al concorso per vigili del fuoco che si è tenuto nel 2017 e che, secondo gli inquirenti sarebbe stato condizionato da uno dei commissari, Giuseppe Pipitone, 55enne vigile del fuoco originario di Alcamo. Lo racconta il Fatto Quotidiano, oggi in edicola, in un articolo del collega Marco Bova che ricostruisce la vicenda. Per superare il concorso ad alcuni candidati sarebbe stato chiesto di versare del denaro, da 500 a 3000 euro. Un elenco con tanto di nomi, cognomi e accanto le cifre sborsate, sarebbe stato trovato lo scorso anno a casa di Giuseppe Pipitone e sequestrato. Ed è proprio il ricorso avverso quel sequestro, giunto fino in cassazione, che porta i giudici della Suprema Corte prima ad acquisire i verbali di testimonianza di due giovani che denunciarono la richiesta di tangenti e non furono ammessi alle prove successive, e poi, infine, alla pubblicazione, il 7 aprile scorso delle motivazioni del provvedimento e, quindi, a rendere nota l’indagine dei PM trapanesi sul concorso per 250 posti, in cui Pipitone è indagato per corruzione continuata, in concorso con Alessandro Filippo Lupo, un altro vigile del fuoco in servizio a Venezia e segretario di categoria della Uil. «La piccola cittadina di Alcamo – scrive Bova – era diventata la mecca per i candidati vigili del fuoco… Ma chi non pagava, si fermava al primo turno». L’indagine dei pm di Trapani è condotta dai sostituti procuratori Sara Morri e Francesca Urbani.