Il gup di Trapani ha annullato il sequestro dei beni del valore di 3 milioni di euro nei confronti dell’ex vescovo Francesco Miccichè, rinviato a giudizio per peculato con i fondi dell’8 per mille. La posizione processuale dell’ex vescovo Francesco Miccichè, rispetto all’accusa di distrazione dei fondi dell’8 per mille non cambia, però l’annullamento del sequestro getta un’ombra sulla conduzione delle indagini che all’epoca furono affidate alla squadra di polizia giudiziaria del Corpo Forestale. L’annullamento del sequestro è relativo a una sessantina di oggetti sacri, quadri, paramenti e arredi religiosi che gli agenti della forestale sequestrarono nel 2015. Il gup Samuele Corso ha emesso oggi il provvedimento, sciogliendo la riserva assunta nell’udienza dello scorso 23 luglio, in cui l’ex vescovo è stato rinviato a giudizio. I beni verranno restituiti nei prossimi giorni. Soddisfazione è stata espressa dal Collegio difensivo dell’ex Vescovo, costituito dagli avvocati Mario Caputo, Francesco Troia e Nicola Nocera. Da anni sostengono l’insussistenza di ogni fondamento giuridico del sequestro probatorio e si dicono convinti di potere chiarire in dibattimento l’assoluta innocenza anche dalle rimanenti accuse a carico del presule. Secondo l’accusa dei pm di Trapani i beni che furono sequestrati sarebbero stati sottratti alla Fondazione Auxilium di Valderice e illecitamente spostati presso la residenza dell’ex vescovo Miccichè a Monreale. I legali hanno ribadito e il GUP ha accolto la tesi che si trattava di beni personali provenienti per la maggior parte da donazioni ricevute dai fedeli in occasione delle visite Pastorali ma anche di beni di proprietà della sorella, ingiustamente, privata della disponibilità di oggetti a lei cari, alcuni dei quali addirittura ricevuti in occasione delle sue nozze.