di Fabio Pace

L’area di attesa riservata ai parenti in visita ai detenuti della Casa Circondariale “Pietro Cerulli” è stata schermata. Ottenendo due risultati: si è reso l’ambiente più confortevole e meno soggetto all’effetto serra e, cosa più importante, l’area di attesa è stata resa più riservata e più rispettosa della sensibilità e della dignità di chi si reca in visita ai propri cari detenuti. Dobbiamo, quindi, rendere merito alla direzione del carcere di Trapani e alla nuova direttrice Teresa Monachino di avere raccolto le segnalazioni che da più parti, compresa questa emittente, sono state avanzate quasi un anno fa, nell’ottobre del 2019. La questione fu stata sollevata da Giovanni De Santis che, oltre che uomo di cultura, si dimostrò persona di grande sensibilità. Il suo post ricevette decine di commenti e condivisioni, tutte dello stesso segno. Cittadini trapanesi che condivisero la necessità di rispettare il personale disagio di chi ha un proprio caro ristretto, ed anche un minimo di privacy, a maggior ragione quando si tratti di minori. Per la prima volta il problema fu segnalato dall’allora presidente della Camera Penale, l’avvocato Vito Galluffo, e la direzione del carcere, in vero come oggi in tempi non celerissimi, si adoperò per provvedere. Le vetrate dell’area di attesa furono schermate. Poi il tempo fece scempio di tale protezione adesiva e la schermatura, a brandelli, fu rimossa, e finalmente in questi giorni sostituita. Come già detto, dunque, rendiamo merito alla direzione del carcere che ha trovato le risorse economiche per restituire alla zona di attesa dei parenti quel minimo di riservatezza che riteniamo debba essere loro dovuta. Perché il carcere, anche per loro, incolpevoli, non diventi indirettamente una sorta di pena, quella della esposizione pubblica. Il rispetto verso queste persone, madri, mogli, sorelle, genitori, fratelli, figli, è un forma di civiltà che, a nostro avviso, va di pari passo con la funzione che il carcere dovrebbe avere nei confronti dei reclusi. Recupero e rispetto sono due facce della stessa medaglia della nostra civiltà giuridica.