di Fabio Pace

Le spiegazioni del sindaco Nicolò Rizzo, nel corso della conferenza stampa di oggi, sono state rivolte più che ai giornalisti presenti ai vertici delle associazioni castellammaresi contrarie alla realizzazione di un forno crematorio nel cimitero di Castellammare del Golfo. Tema spinoso che investe aspetti religiosi, etici, di tolleranza, di immagine e intreccia interessi legittimi di tutte le parti, compresi gli interessi economici. Fatta salva la questione etica, che nessuno contesta, non piace l’idea di un forno crematorio per due ragioni principali. La prima di carattere paesaggistico ambientale, la seconda per ragioni di immagine turistico sociale. Ma andiamo per ordine. La ditta Lumara s.r.l. nel gennaio 2017 presentò una bozza progettuale di forno crematorio da allocare all’interno del cimitero comunale in forma di progetto di finanza. Amministrazione e consiglio comunale dell’epoca, chiamate a esaminare il progetto decisero di stralciarlo, e quindi di non inserirlo nel Documento Unico di Programmazione, per consentire approfondimenti di natura tecnica. Ha spiegato oggi il sindaco che l’iter amministrativo del progetto di finanza, aperto con la presentazione della bozza progettuale, non è stato mai formalmente chiuso e, a norma di legge, alla società presentatrice una risposta va data. Tant’è che la società La Lumara ha reiterato la richiesta e l’amministrazione nell’accoglierla ha inviato un atto di indirizzo al responsabile del 3º settore per “valutare la sussistenza delle condizioni per la prosecuzione dei lavori in Consiglio Comunale incominciati nel 2017, relativamente al progetto finanza per la costruzione e gestione dell’impianto di cremazione con annessa sala del commiato, all’interno del cimitero comunale”. Tutte le sigle dell’associazionismo turistico non vedono di buon occhio il progetto e lo ritengono incompatibile con la vocazione turistica di Castellammare. Il sindaco Rizzo si dice pronto ad accogliere ogni indirizzo, in una direzione o nell’altra, nel rispetto della volontà dell’intera comunità, rappresentata dal consiglio comunale, ma sottolineando come l’iter va comunque chiuso amministrativamente.

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