a cura di Fabio Pace

A Milano è allestita presso il Museo del Novecento presenta la prima mostra monografica dedicata da un’istituzione pubblica a Carla Accardi (1924-2014), a sei anni dalla sua scomparsa. Il progetto, prodotto da Comune di Milano|Cultura, Museo del Novecento ed Electa, fa parte del palinsesto “I talenti delle donne”, promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura e dedicato alle donne protagoniste nelle arti e nel pensiero creativo. La mostra rimarrà allestita fino al prossimo 21 giugno 2021

CARLA ACCARDI, DONNA CORAGGIOSA E SPERIMENTATRICE

«”Carla Accardi. Contesti” – si legge nella nota stampa dei curatori della mostra – presenta il percorso dell’artista trapanese in tutte le sue sfaccettature, proponendone una lettura nuova, che si differenzia da quella tematica delle più recenti monografiche, centrate principalmente sul suo repertorio di pittura segnico-cromatica. Il progetto di mostra, attraverso quasi 70 opere e insieme a fotografie e documenti dell’Archivio Accardi Sanfilippo, riporta infatti al centro dell’indagine espositiva il panorama e il contesto storico, sociale e politico con cui l’artista si è rapportata, ne rivela il vivace orizzonte visivo costellato di confronti linguistici, intrecciati spesso anche con artisti più giovani, restituendo il ritratto di una donna coraggiosa e sperimentatrice che, in un momento in cui le istanze della pittura erano di competenza pressoché maschile, è diventata la prima astrattista italiana riconosciuta internazionalmente».

IL PERCORSO DELLA MOSTRA

L’allestimento è organizzato in una serie di sale, cronologiche e tematiche, le cui opere – dipinti, plastiche (sicofoil) e installazioni – sono state individuate principalmente tra quelle incluse nelle prestigiose e fondamentali rassegne, mostre personali ed esposizioni collettive, italiane e internazionali, cui prese parte Carla Accardi fin dai suoi primissimi esordi. La retrospettiva si apre così con una sala corale nella quale – grazie a importanti prestiti di opere di Piero Dorazio, Achille Perilli, Pietro Consagra, Giulio Turcato e Antonio Sanfilippo – si testimonia la scelta astrattista del gruppo Forma, seguita da un approfondimento sulla svolta di Accardi del 1953, quando avviò la pittura in bianco su nero e la serie dei Negativi. La terza sala racconta del sodalizio con il critico internazionale Michel Tapié, che raggiunse il suo culmine con le Integrazioni e i Settori, anticipazioni di un ritorno al colore, ottico e vibratile, vero protagonista delle opere segniche degli anni sessanta. Grande spazio è riservato poi alle ricerche di Accardi sui nuovi materiali – plastiche e colori fluorescenti – e sullo sconfinamento spaziale, con installazioni e ambienti, ma anche con i lavori più concettuali legati inevitabilmente alla sua militanza femminista. Si giunge così alle ricerche degli anni ottanta, con il ritorno alla pittura, a materiali e tecniche meno artificiali, a una rivisitazione del proprio precedente repertorio segnico e dei proprio riferimenti storici, Matisse in primis, elementi che si prolungano nella ricerca di Accardi fino agli anni novanta e duemila, testimoniati nelle ultime due sale di questa ricca retrospettiva.

CURATORI E CATALOGO

Scelta delle opere e l’allestimento sono stati curati da Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo con Giorgia Gastaldon. La mostra si inserisce con coerenza in una linea di ricerca che distingue il recente operato del Museo: la riproposta e la rilettura di personalità femminili attestate del Novecento italiano, quali Margherita Sarfatti, Giosetta Fioroni e Adriana Bisi Fabbri, o la ricontestualizzazione storico-artistica di figure finora disattese ma di primaria importanza nella ricerca intermediale della seconda metà del Novecento, come Marinella Pirelli, Amalia del Ponte, Renata Boero. La mostra è accompagnata da un catalogo della casa editrice Electa, con saggi che, in linea con il percorso, contribuiscono a definire il variegato contesto socio culturale in cui Carla Accardi operò.

UNA RIFLESSIONE

di Fabio Pace

Scrivo da profano delle arti figurative, con scarse nozioni di storia della pittura. Rifletto banalmente che Trapani ha tributato a Carla Accardi, che ha vissuto gran parte della sua vita personale e artistica lontano dalla città natale, una sola mostra ormai ben 22 anni fa. L’artista era ancora in vita e, a mia memoria, a parte pochi cultori e appassionati d’arte, l’occasione non ebbe il sapore dell’evento epocale come invece avrebbe dovuto essere, rappresentando Carla Accardi, già all’epoca e oggi ancora di più, la più grande artista che la nostra città ha avuto. Fu organizzata dal Comune di Trapani insieme con Officina, associazione culturale che curò l’allestimento nella Chiesa della Badia Grande. Come molti andai a vedere la mostra ma non ebbi, per mia ignoranza, piena comprensione della dimensione dell’artista. Imparai a scoprirlo alcuni anni dopo, visitando altre mostre di arte contemporanea, a Gibellina, a Palermo, a Roma, a Venezia. E poi, caso volle, ebbi la ventura di lavorare per un periodo di tempo presso l’ufficio stampa dell’allora Provincia Regionale di Trapani, dove nell’ufficio che mi fu assegnato avevo nella parete di fronte un “Carla Accardi” che, per certi versi, io e un mio caro collega quasi veneravamo. La nostra preghiera laica del mattino: la lettura dei quotidiani e uno sguardo fugace al “Carla Accardi”. Frutto, evidentemente di un mecenatismo pubblico che oggi gli enti locali, le regioni e lo Stato non praticano più, benché esista una legge, la 717 del 1949, che all’articolo 1 recita: «Le Amministrazioni dello Stato, anche con ordinamento autonomo, nonché le Regioni, le Province, i Comuni e tutti gli altri Enti pubblici, che provvedano all’esecuzione di nuove costruzioni di edifici pubblici devono destinare all’abbellimento di essi, mediante opere d’arte, una quota della spesa totale prevista nel progetto non inferiore alle seguenti percentuali: 2% per gli importi pari o superiori a 1 milione dei euro e inferiori a 5 milioni di euro; 1% per gli importi pari o superiori a 5 milione dei euro e inferiori a 20 milioni di euro: 0,5% per gli importi pari o superiori a 20 milioni di euro». Una legge che progressivamente, nel tempo, è stata disattesa e che, invece, sarebbe il caso di tornare ad applicare. Per sostenere l’arte e perché, benché non sia principe ma da idiota quale talvolta sento di essere, sono convinto che “la bellezza salverà il mondo”.

ALCUNE OPERE DI CARLA ACCARDI

Le foto fanno parte della cartella stampa del Museo del Novecento

L’ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA A MILANO

Le foto sono di Roberto Pini