L’Associazione dei costruttori edili teme che il DL “Semplificazioni” favorisca accordi tra le imprese e appalti in cui si può inserire la criminalità organizzata, meglio la legge regionale

Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, ha denunciato rischi di accordi tra imprese e permeabilità alle infiltrazioni mafiose nelle pieghe del DL “semplificazioni” varato per favorire la ripresa economica dopo l’emergenza Covid. Per Cutrone, però, «l’Italia e la Sicilia rischiano di andare incontro ad una nuova Tangentopoli». Cutrone si dice d’accordo sul fatto che le gare d’appalto debbano essere aggiudicate nel più breve tempo possibile, «però questo non significa rinunciare alla trasparenza».

Responsabilità scaricata sulle stazioni appaltanti

«Purtroppo – continua il presidente di Ance Sicilia – i criteri imposti dal Decreto ‘Semplificazioni’, se a livello nazionale favoriscono i soliti noti che si stanno aggregando in mega gruppi rendendo più difficili i controlli, in Sicilia rischiano anche di riportarci indietro di quarant’anni, quando a decidere a tavolino le gare erano i boss mafiosi, anche al di fuori delle stazioni appaltanti». Ecco come Cutrone spiega i rischi paventati: «Espletare una gara fino a 5 milioni di euro con procedura negoziata chiusa, invitando 5, 10, massimo 15 imprese a libera scelta della stazione appaltante, senza che si conoscano prima i criteri adottati per la selezione delle aziende, le modalità di sorteggio e, soprattutto – fra una gara e l’altra -, se e come avviene la rotazione delle ditte iscritte all’albo di quell’ente, non solo rende eccessiva la discrezionalità della stazione appaltante e limita la concorrenza, ma crea anche le condizioni affinché le imprese invitate e qualcuno all’interno della Pubblica amministrazione possano mettersi d’accordo fra loro, esattamente come avveniva ai tempi di ‘Mani pulite’».

Meglio la legge regionale 13/2020

Cutrone teme che molte stazioni appaltanti si rifiutino di bandire gare per non esporsi al rischio di finire, loro malgrado, sotto inchiesta, con ciò paralizzando, e non sbloccando, la realizzazione delle opere. Per l’ANCE sarebbe meglio applicare la legge regionale 13 del 2020 che – spiega – «ancorché sub iudice della Corte costituzionale, è ancora vigente e contiene un criterio di aggiudicazione che garantisce procedure con massima trasparenza e rapidità». Cutrone invita l’Assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone a intervenire perché «almeno in Sicilia occorre nell’immediato emanare un provvedimento vincolante che imponga alle stazioni appaltanti di applicare sin da subito la norma regionale, a garanzia di legalità e a tutela da combine e intrallazzi, e che, assieme a tutte le altre possibilità acceleratorie applicabili, assicuri rapidità alle gare nel rispetto delle tempistiche previste, dando così certezza di diritto a chi deve bandire le gare e alle imprese sane che vogliono partecipare ad un libero e trasparente mercato delle opere pubbliche».

Procedure di gara on line in videoconferenza

«Infine – conclude Cutrone – a quelle stazioni appaltanti che dovessero decidere di adottare la procedura negoziata chiusa (quella prevista dal DL semplificazioni, ndr), va chiarito di considerare gli avvisi di gara pubblicati sui siti istituzionali non una mera comunicazione di ipocrita trasparenza, ma come un invito alle imprese a partecipare in tempi rapidi anche organizzandosi in associazioni temporanee; e va imposto di tenere i sorteggi non in una chiusa stanza, ma collegati in videoconferenza con chiunque abbia interesse a verificare la regolarità dell’iter, e di rendere pubblici e trasparenti i criteri di rotazione e di invito/partecipazione delle imprese»