Per il responsabile delle Attività produttive possibile l’insediamento di attività artigianali in area ASI

L’Assessore Regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano, apre alla possibilità di insediamento di attività artigianali nella aree di sviluppo industriale di Trapani. Una richiesta che gli è giunta dalla CNA di Trapani di cui ha incontrato i vertici ieri. «Abbiamo ottenuto impegni chiari da parte dell’Assessore Turano in favore del mondo dell’artigianato» ha commentato soddisfatto Francesco Cicala, Segretario provinciale CNA Trapani, riferendosi alla richiesta di alcuni artigiani della città di Trapani di poter insediare le proprie attività nei capannoni dismessi nella zona ASI, Area Sviluppo Industriale. «Abbiamo chiesto a Turano – dice Cicala – che venisse superata la limitazione contenuta nel regolamento ASI che impedisce agli artigiani di potersi insediare nella zona industriale. In tal senso, ci è stato assicurato che il regolamento verrà modificato proprio per permettere l’affitto e/o la vendita dei capannoni dell’area anche agli artigiani. Riteniamo che questo possa essere un importante passo per favorire le imprese, oltre che per riqualificare l’area».

L’incontro è stato propizio anche per sollecitare l’erogazione delle somme dovute alle imprese dal fondo rotativo CRIAS, Cassa regionale per il credito alle imprese. «Le pratiche approvate, deliberate nel 2019, non hanno mai trovato riscontro concreto nell’erogazione delle somme, anche a causa delle varie criticità e vicissitudini che hanno interessato il fondo CRIAS (l’istituto è commissariato). Turano ci ha rassicurati che sono state individuate delle somme incrementali per la CRIAS, e che le risorse verranno erogate entro dicembre 2020».

Per l’ennesima volta, la CNA Trapani ha inoltre richiesto alla Regione che si attivi per dare ristoro economico a quelle attività produttive – quali fotografi, autolavaggi e tintolavanderie – che sebbene nell’ultimo periodo non siano state interessate direttamente dalle chiusure, risultano particolarmente danneggiate dall’emergenza sanitaria ed economica, anche in ragione delle «risorse troppo limitate destinate loro dai provvedimenti del governo».